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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Prignano sulla Secchia

Barricata in casa con la figlia, emergenza risolta da empatia e gioco di squadra

La delicatissima situazione creatasi in un'abitazione di Prignano si è risolta per il meglio grazie alla professionalità dell'Arma. La giovane è stata arrestata, ma si trova in una comunità protetta ancora in compagnia della figlia

Era scappata circa un mese fa dalla comunità dove si trovava insieme alla figlia di tre anni e si era rifugiata presso l'abitazione di un amico, nella zona di Montebaranzone di Prignano. Un gesto che di fatto aveva vanificato il periodo trascorso in una struttura protetta per testare le sue capacitò genitoriali, costringendo il Tribunale dei Minori ad emettere un decreto che prevedeva l'allontanamento della figlia. E proprio ieri i servizi sociali di Modena avevano raggiunto l'appartamento in cui la 30enne si era stabilita, con il compito di portare via la bambina e affidarla a chi potesse prendersene cura.

E' questo il prologo della vicenda che ieri mattina ha assunto contorni drammatici, con la giovane straniera che si è barricata in casa insieme alla bimba, armandosi di coltello e minacciando di uccidere prima la piccola poi sè stessa nel caso in cui i servizi sociali avessero portato a termine il loro compito. Una rapida escalation che ha richiesto l'intervento dell'Arma dei Carabinieri, in quella che si è rivelata una lunga e difficile trattativa per scongiurare il gesto estremo.

Presso la casa lungo la Provinciale 20 sono arrivati sia i militari del posto che quelli del Reparto Operativo provinciale, seguiti poi dagli specialisti: un negoziatore professionista e una squadra del SOS, il nucleo specializzato nelle operazioni antiterrorismo. La donna era infatti armata e si era chiusa in casa in uno stato di grave alterazione psicologica, di fronte al quale non si potevano escludere conseguenze drammatiche. 

Il lavoro di squadra dell'Arma - supportata anche dai Vigili del Fuoco e dal 118 e sotto il coordinamento del Pm di turno Monica Bombana e del Procuratore Capo Paolo Giovagnoli - ha però permesso di evitare spargimenti di sangue. Dapprima la zona è stata cinturata, in modo da allontanare altre persone o semplici curiosi e sono state prese precauzioni di sicurezza come ad esempio la chiusura del gas a monte dell'edificio. 

Il negoziatore ha quindi avviato un lungo dialogo con la giovane, cercando di stabilire un rapporto empatico in grado di generare fiducia: è questa infatti la chiave di volta di ciascun negoziato di questo tipo. La donna cercava sicurezza, in primis per la figlia, e quando il negoziatore ha colto questo aspetto ha subito fornito rassicurazioni sul futuro della bimba, innescando così un atteggiamento di maggiore apertura. Tutte le operazioni sono state cordinate dalla figura dell'incident commander, cui spetta il compito di gestire l'emergenza e tenere il collegamento fra le diverse forze in campo. 

Grazie all'aiuto dei pompieri, i carabinieri del SOS hanno fatto irruzione nell'abitazione: la trentenne ha reagito in modo violento, ma i militari hanno operato ottimamente evitando lesioni fisiche. Intorno alle 18 la situazione è tornata alla normalità. Il sequestro della figlia e le minaccia di ucciderla sono ovviamente costate l'arresto alla donna, che tuttavia non si trova in cella, ma è stata trasferita presso un'altra comunità protetta, sempre in compagnia della figlia. 

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