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Cronaca Pavullo nel Frignano

Parto in ambulanza tra Pavullo e Sassuolo, parlano i genitori

La coppia di Pievepelago e il piccolo Mattia sono protagonisti di un parto avvenuto nel cuore della notte prima di poter raggiungere dal Frignano l'ospedale sassolese

“Tutto è bene quel che finisce bene” dicono Monica e Daniele, neo genitori del piccolo Mattia, 3.480 g nato nella notte tra sabato 17 e domenica 18 febbraio 2018 in ambulanza mentre stava raggiungendo l’ospedale di Sassuolo. “Nostro figlio sta bene” – continuano mamma e papà, residenti a Pievepelago - Ora vogliamo solo ritrovare la nostra serenità familiare, tornare a casa e goderci questo grande dono".

"Prima di chiedere che la nostra privacy venga rispettata, in un momento così festoso ma allo stesso tempo delicato, vogliamo però ringraziare di cuore tutti gli operatori sanitari che ci hanno assistito in queste ore. Quelli di Pavullo, prima di tutto, e quelli di Sassuolo che ci hanno accolto subito dopo il parto in ambulanza. La loro presenza ci ha fatto vivere con relativa tranquillità una situazione un po’ eccezionale. Hanno dimostrato di saper fare il loro lavoro al meglio, un merito che gli va riconosciuto. Un grazie speciale va all’ostetrica che ci ha accompagnato in ambulanza e ha assistito al parto, speriamo che questo servizio continui a essere garantito per tutte le mamme dell’Appennino".

La coppia era partita da Pievepelago non appena Monica aveva accusato le doglie, ma all'altezza di Pavullo si sono rotte le acque, costringendo il marito Daniele a virare verso il Pronto soccorso. Da lì le prime cure e il trasferimento in ambulanza, con la nascita avvenuta intorno all'1.30 mentte il mezzo stava entrando proprio nel comune del distretto ceramico, a circa 7 o 8 minuti dalla destinazione. "Quando il piccolo Mattia crescerà gli racconteremo di questa notte speciale”, chiosano i neo genitori.

Una dichiarazione che serve soprattutto a stemperare gli animi e le polemiche, inevitabili visto il clima che ha da subito contraddistinto la decisione di chiudere il Punto Nascita di Pavullo, costringendo le mamme ad essere "dirottate" da tutta la montagna verso Sassuolo. Questione di tempo, dunque, prima che si verificasse un parto in auto o in ambulanza, visti i lunghi tempi di percorrenza tra le località dell'Appennino e l'hub designato.

L'Azienda Usl ha spiegato: "I parti veloci/precipitosi riguardano tutti i territori e, per la loro rapida evoluzione, lo stress da travaglio cui è sottoposto il feto è brevissimo, a differenza di ciò che può accadere nei travagli lunghi. Dai dati disponibili si stima che ogni anno in provincia circa il 10% delle donne in travaglio attivo che chiamano il 118 partorisca fuori dall’ospedale – vale a dire in casa, in auto o in ambulanza –. Il numero dei casi varia a seconda della popolazione di riferimento di ciascun ospedale. Il fenomeno è quindi tutt’altro che occasionale".

"Per garantire la massima sicurezza alla gravida ed eventualmente al neonato, gli operatori del servizio di emergenza-urgenza del 118 di tutto il territorio sono formati per fornire assistenza pre-ospedaliera alle donne in travaglio - ha aggiunto l'Ausl in una nota - La gestione di tali situazioni fa infatti parte del programma formativo obbligatorio che prevede corsi specifici che affrontano tutte le emergenze ostetriche, neonatali e pediatriche. La formazione comprende tre percorsi formativi seguiti dagli operatori: un corso che affronta la rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione pediatrica; il corso “obstetric and neonatal emergency” che tratta le indicazioni da applicare in caso di parto precipitoso in ambiente extraospedaliero. Infine l’Emergency Pediatric Care, sulla diagnosi e il trattamento di malattie o eventi traumatici del paziente pediatrico. Dal 2017 è inoltre attiva la collaborazione con la sala parto del Policlinico, per consentire un addestramento continuo del personale dell’emergenza attraverso l’osservazione e la partecipazione attiva alle fasi di travaglio e parto".

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