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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

San Cesario, Piccinini (capogruppo lista civica): "Alto rischio 'Vajont'"

"quanti agricoltori preleveranno acqua dal bacino irriguo la prossima estate? Poche adesioni farebbero lievitare i costi d’esercizio ed irrigare diverrebbe sconveniente per tutti. Il nostro Gruppo Consiliare ha presentato un’interrogazione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

L’estate scorsa solo tre utenze hanno prelevato acqua dal bacino irriguo presso Altolà. Nonostante il clima torrido e siccitoso le adesioni sono state davvero poche. In previsione della prossima stagione estiva, il nostro Gruppo Consiliare ha presentato un’interrogazione al Sindaco per capire quanti siano ad oggi gli agricoltori che hanno scelto di utilizzare le acque del bacino. Poche adesioni farebbero lievitare i costi d’esercizio ed irrigare diverrebbe sconveniente per tutti.

Come se non bastasse nessun sistema di filtraggio delle acque è ad oggi previsto per cui le aziende agricole corrono il rischio di dover dotarsi a loro spese di un impianto di filtrazione, così come, sempre a loro spese, gli agricoltori rischiano di dover adeguare i cosiddetti “rotoloni” perché la pressione di consegna dell’acqua (circa 2 bar) potrebbe inoltre non essere sufficiente per garantire il funzionamento. Il Sindaco in sede di Consiglio ha più volte assicurato che le adesioni saranno facoltative. E se saranno poche? Si procederà alla chiusura forzata dei pozzi agricoli? Non vorremmo si rivelassero profetiche le parole del Presidente del Consorzio della Bonifica Reno-Palata, il quale, nel 2005, in Consiglio Comunale, in sede di approvazione del progetto definitivo si espresse così in merito ad un’eventuale chiusura “forzata” dei pozzi agricoli: “la Regione non ha detto che chiuderà i pozzi, ma laddove esiste l’alternativa (ovvero la possibilità di prelievo dal bacino) si può porre il problema”. Ciò sarebbe inaccettabile, gli agricoltori non dovranno assolutamente porsi il problema della chiusura dei pozzi. La loro adesione non dovrà essere in alcun modo forzata ma, al contrario, supportata da un’adeguata assistenza sia tecnica che economica.

Il bacino irriguo, detto anche “Vajont sancesarese” avrebbe dovuto entrare in funzione già dal 2009 ed è costato, tubazioni comprese, quasi 5 milioni di euro. Inizialmente concepito per recuperare una cava di ghiaia dismessa, dal progetto del 1989 a quello del 2005 il volume d’invaso è triplicato, con oltre un milione di metri cubi di ghiaia scavati. Per ora gli unici che ci hanno guadagnato sono stati i cavatori. Si pensi inoltre che nella cava a fianco del bacino irriguo dovrebbe nascere un frantoio di notevoli dimensioni. Gli stessi cavatori che hanno realizzato l’invaso preleveranno anche l’acqua per il loro frantoio? E a che costo? E’ forse questa l’ennesima “grande opera”, utile più a chi la fa, che a chi la usa? Non gli agricoltori, ma gli Amministratori dovranno porsi il problema del pieno funzionamento del bacino. Altrimenti, poche adesioni significherebbero milioni di euro di soldi pubblici buttati in una voragine piena d’acqua.

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