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Cronaca Mirandola

Luce staccata e niente nuove soluzioni abitative, protestano i sinti di Mirandola

La famiglia Luccesi davanti alla Prefettura per chiedere un intervento dopo i provvedimenti adottati in agosto dall'Amministrazione Comunale

Questa mattina la comunità sinta di Mirandola ha organizzato un presidio davanti alla Prefettura di Modena. Diversi membri delle famiglie che storicamente risiedono nell'area mirandolese si sono date appuntamento in viale Martiri portando le loro bandiere e chiedendo un incontro con il Prefetto per poter sottoporre le criticità nel rapporto con l'Amministrazione Comunale.

“Chiediamo al Prefetto di Modena di riceverci e intervenire con urgenza perché la fornitura elettrica, interrotta dal sindaco di Mirandola nella microarea, venga immediatamente ripristinata per motivi di emergenza umanitaria”, spiegano i membri della famiglia allargata Luchesi. La famiglia allargata Lucchesi abita da 26 anni nella microarea a lei destinata da parte del Comune di Mirandola, che è stata oggetto di interventi negli ultimi mesi. 

In particolare, il 14 giugno 2022 è stata interrotta la fornitura di energia elettrica e questo ha provocato ovviamente enormi disagi.  La fornitura elettrica è stata interrotta in seguito a un sopralluogo dei Vigili del Fuoco e della Polizia Locale per “gravi condizioni di sicurezza”. In quella circostanza l’Assessore alla Sicurezza del Comune di Mirandola Roberto Lodi aveva spiegato: “Il provvedimento si è reso necessario causa le gravi condizioni di insicurezza - certificate dal sopralluogo dei Vigili del Fuoco avvenuto lo scorso 31 Maggio - venutesi a creare e che avrebbero potuto aggravare ulteriormente la situazione mettendo in pericolo prima di tutto i residenti di quello che ormai si è trasformato in un piccolo ed insicuro 'ghetto'.” 

I sinti replicano oggi: E’ stato anche insinuato via stampa che l’impianto sia stato manomesso da parte degli abitanti. Cosa non vera. L’amministrazione pubblica ha offerto a tutti gli abitanti 1000 euro di contributo per uscire dall’area o accedere a una soluzione abitativa temporanea. La famiglia Lucchesi ha rifiutato queste proposte rivendicando l’applicazione della legge regionale 11/2015 chiedendo invece una microarea. A voce gli è stato detto da parte della polizia locale che se non accettano una di queste possibilità, subiranno presto uno sgombero. Chiediamo che il Comune di Mirandola ripristini immediatamente la fornitura di elettricità alla comunità sinta di Mirandola, questa volta con un impianto in sicurezza. Se il Comune desidera superare quell’insediamento, lo faccia rispettando la legge regionale e le direttive internazionali, progettando insieme alla comunità soluzioni migliori basate sulla disponibilità e sulla necessità sia del Comune sia degli abitanti, mettendo a disposizione soluzioni adeguate e non temporanee. Nel frattempo, il Comune dovrebbe rispettare le regole generali dei diritti umani e le esigenze di una minoranza con proprie specificità, non privando uomini donne bambini e anziani di servizi essenziali soprattutto alle porte dell’inverno".

Quello della sistemazione in una diversa area o in strutture abitative tradizionali è un tema che a Mirandola - come in altre microaree del territorio - si trascina da tempo, evidentemente senza la possibilità di giungere ad una soluzione.  La comunità sinta e la famiglia Lucchesi sono presenti sul territorio di Mirandola dal 1944. Si trovano su quel terreno da 26 anni. In seguito al terremoto del 2012, il Comune di Mirandola ha sistemato l’area in questione e nel 2013 venne portata un’altra famiglia sinti insieme alla famiglia Lucchesi. L’area fu divisa in piazzole e ogni piazzola aveva il proprio contatore per l’acqua e luce. "La comunità ha sempre pagato regolarmente tutte le utenze", sottolineano i diretti interessati.

"Circa un anno fa, in seguito a un incendio del quadro elettrico, l’amministrazione locale è intervenuta e ha tolto i contatori individuali, lasciando un quadro da cantiere provvisorio lasciando alle famiglie il compito di allacciare la luce, ognuno per la propria piazzuola, il che è stato fatto con le capacità e competenze degli abitanti. Da quel momento nessuno ha più ricevuto notizie da parte dell’amministrazione e nessuno ha più indicato alla comunità in che modo potessero pagare l’elettricità ( l’acqua tutt’ora viene pagata regolarmente)", proseguono dalla famiglia Lucchesi.

Quando alle famiglie venne concesso il terreno nel 2013, l’amministrazione fece sottoscrivere alle famiglie un “patto” che prevede un percorso di 3 anni (fino al 2016) di superamento della microarea con progetti abitativi. I sinti accusano: "Questo percorso non c’è mai stato e dopo la scadenza del patto nel 2016 nessuno è mai intervenuto in nessun modo con proposte e progetti individuali per superare “il campo”. Ora, l’attuale amministrazione presume che offrire a queste persone in alternativa 1000 euro, o albergo per 30 giorni, o un appartamento temporaneo, possa essere il modo di superare il campo".

Una piccola delegazione è stata ricevuta in tarda mattinata e ha potuto conferire con il Vicario. A seguito dell'incontro è stato riferito dai portavoce della famiglia e dell'associazione Kethane: "Il Vicario, pur sottolineando che le azioni dell'amministrazione sono indipendenti e che la prefettura non può imporre nulla, si sono impegnate a promuovere un incontro tra la comunità e l'amministrazione pubblica per cercare le soluzioni condivise".

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