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Cronaca

Mafie di casa nostra e mafie straniere, il report della DIA boccia l'Emilia

Continuano a farsi pesanti i numeri sulle attività connesse alla presenza di organizzazioni mafiose in regione. La Cgil commenta il report semestrale della Direzione Antimafia e chiede più chiarezza sul fronte economico-sociale e del lavoro

Nei giorni scorsi è stato divulgato il report semestrale 2015 della DIA-Direzione Investigativa Antimafia. Un attento resoconto di quasi 300 pagine che certifica un pesante lavoro investigavo e soprattutto aiuta a “cogliere quei profili evolutivi” nella strutturazione dell’economia malavitosa crescente e “tipicamente” presente nei nostri territori con modalità e tipologie affaristiche ormai disancorate dai luoghi di origine. 

Ancor più chiaro – sostiene la Cgil commentando il rapporto - se quei dati li accostiamo e integriamo con altri presi dall’Uif (Ufficio Investigazioni Finanziarie Banca d’Italia) e dalle carte DDA che hanno aperto a Aemilia. Parliamo di come si sono insediate e adattate in Emilia-Romagna le diverse organizzazioni criminali della camorrra, ‘ndragheta, Cosa nostra siciliana, oltre che sempre più evidenti propaggini straniere, perché la nostra regione emergere anche per “delitti criminali associativi” che ci pongono al terzo posto, con 18 casi in capo a russi, 19 albanesi e 16 rumeni. 

Ciascuna organizzazione con propri ambiti e sfere territoriali, ma anche con evidenti “accordi collaborativi” o di convivenza ben concordati e tra loro ben rispettati. La mafia siciliana e la camorra campana dedicate al riciclaggio e “attratte dal’economia emiliana tendono ad inserirsi in attività produttive commerciali e del terziario, privilegiando società di costruzione, di trasporti e movimento di inerti…il settore edile rappresenta il fulcro per il collocamento di manodopera lavorativa e per stabilire contatti con professionisti e pubblica amministrazione”. Poi c'è ovviamente la ‘ndranghera calabrese, scoperchiata dall'inchiesta Aemilia suggli affari nella ricostruzione post-sisma.

Sospette operazioni di riciclaggio finanziario, sempre più estese, nelle provincie emiliano-romagnole. Intercciando i dati del report Dia con altri omogenei dell’Uif, Anticorruzione, e Banca d’Italia, si conferma un quadro allarmante. Nel semestre 2015 in esame, sono inviate dalle province della nostra Regione alla Uif ben 2.801 segnalazioni di sospetto riciclaggio, con una media di 4,35 operazioni sospette dentro ogni segnalazione: per un totale allucinante di 12.166 operazioni finanziarie sospette proveniente nell’ordine da Bologna, Modena, Reggio, Rimini, ecc…numeri nostrani e pesantissimi. 

Aggiungiamo il recentissimo allarme anti-riciclaggio della Banca d’Italia che proprio in questi giorni denuncia la stupefacente anomalia italiana in Europa e quella emilia-romagnola a proposito del film giallo avente con attrice principale la banconota da 500 euro. Siamo il Paese in assoluto con meno bigliettoni in circolazione, ma il primo in assoluto che utilizza il bigliettone per depositi in contanti e prevalentemente con “flussi provenienti da altri Paesi”, frutto probabilmente di evasione, fondi neri, e poi riciclo. Questo boom vede l’Emilia-Romagna al secondo posto nazionale con un incremento del 847% dal 2010! Grazie al nostro export con conseguente fondo nero oltre frontiera che poi rientra? 
Su questo interrogativo inizierà un lavoro straordinario l’Anac-Anticorruzione del giudice Cantone. 

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