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Cronaca

Salute mentale, la crisi economica è la prima causa di instabilità

La crisi economica ha determinato una riduzione dell'indice di stabilità mentale. Uno studio sui modenesi ha rivelato che più mesi passano dal licenziamento senza essere stati riassunti e più il rischio è alto

La grande recessione ha causato costi tangibili in termini di tagli nell’occupazione e nella riduzione del reddito nei Paesi Europei. L’incertezza derivante dalla perdita del lavoro e l’espandersi di condizioni lavorative precarie sono state già da tempo individuate come determinanti di una precaria salute mentale. Nasce così la ricerca “Il legame tra crisi economica e salute mentale: il caso Modena” è il frutto del lavoro congiunto del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Azienda Usl di Modena e della Fondazione Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

INDICE DI SALUTE MENTALE IN NEGATIVO. Restringendo il campione alle persone di età tra i 25 ai 64 anni a Modena disaggregando per genere, si rileva un peggioramento nella salute mentale in entrambi i sessi: -3,2 per gli uomini e - 2,7 per le donne. L’analisi multivariata mostra che le donne hanno uno svantaggio in termini di salute mentale rispetto alla salute fisica e che il livello di istruzione gioca un ruolo decisivo per la salute fisica femminile, mentre non ha effetti su quella maschile. La media italiana parla di una diminuzione dell'indice di salute mentale pari a -2,6 dal 2006 al 2012.

DISOCCUPAZIONE E SALUTE MENTALE. Inoltre, essere disoccupato da meno di un anno ha un effetto statisticamente significativo e negativo per gli uomini, riducendo la loro salute mentale del 19%, mentre la disoccupazione di lungo periodo ha un effetto negativo dell’11%, soprattutto sulle donne. Infine, il risiedere in un’area della provincia di Modena che è stata colpita dal terremoto diminuisce del 5% la salute mentale sia nelle donne che negli uomini, mentre la salute fisica solo nelle donne è nella misura del 4%.

GLI EFFETTI DELLE POLITICHE DEL LAVORO. Lo studio ha evidenziato che una politica attiva indirizzata a migliorare l’inclusione lavorativa delle persone in trattamento presso i CSM ha un effetto positivo sul benessere individuale e riduce il ricorso all’assistenza psichiatrica ospedaliera. Nella provincia di Modena circa 600 persone con problemi di salute mentale sono stati inclusi in politiche attive del lavoro (orientamento, formazione ed inserimento in contesti di lavoro)  nell’anno 2012. Queste persone hanno mostrato una diminuzione dei ricoveri (0,15 nell’anno considerato contro 0,17 di coloro che – pur avendo analoghe caratteristiche cliniche – non hanno avviato percorsi di inserimento lavorativo) e della durata media di degenza (11,9 giorni contro 13,7). Se tuttavia l’analisi viene ristretta alle persone con diagnosi di psicosi, i risultati sono molto più marcati: la diminuzione dei ricoveri è del 50% (0,11 contro 0,22) e la riduzione della degenza media è del 35% (9,5 giorni contro 15,3).
 
LA CONCLUSIONE. La ricerca conferma l’effetto negativo che la recessione economica ha sulle condizioni di benessere psicologico delle persone. In provincia di Modena tale effetto risulta più accentuato che a livello nazionale: una possibile interpretazione di questo dato è costituita dall’effetto addizionale degli eventi sismici che nel 2012 hanno colpito l’area modenese. D’altro canto, viene dimostrata - per la prima volta in Italia - l’efficacia dei programmi di inclusione in politiche attive del lavoro anche nelle persone con disturbi psichiatrici gravi, persone che altrimenti graverebbero esclusivamente sul sistema assistenziale. Questi risultati segnalano ai policy makers una maggiore attenzione verso la manutenzione e l’incremento delle reti di sostegno per la salute mentale delle persone nei periodi di crisi e confermano l’utilità di ampliare l’accesso ai programmi di inserimento lavorativo per le persone con disagio psichico.f

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