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Cronaca

Fiducia negli affetti e lavoro precario, il ritratto dei giovani modenesi

Una ricerca qualitativa di Unimore e Comune di Modena mette in luce le tendenze della precarietà giovanile:sicurezza nella famiglia e nel gruppo, ma sfiducia sull'ingresso nel mondo del lavoro

Precarietà sta diventando una parola usata e abusata, il cui spettro di significati si estende dagli aspetti istituzionali del mercato del lavoro, sino a quelli più personali della percezione della realtà nel suo complesso. È proprio questo il tema dalla ricerca “La precarietà giovanile” promossa dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia per mettere a fuoco la prospettiva con cui i giovani osservano il proprio futuro.


L’indagine è stata condotta nel 2012 attraverso un questionario sottoposto a 123 giovani con età tra i 13 e 29 anni; a sette gruppi di ragazzi sono state sottoposte anche interviste semistrutturate per raccoglierne pareri più approfonditi. La ricerca non ha perciò validità statistica, ma punta piuttosto a descrivere uno spaccato di società.

Dai risultati della ricerca emerge che quasi sette giovani su dieci (68,7%) guardano con fiducia al futuro prossimo (medio-breve periodo) in riferimento alla scuola, mentre in relazione al lavoro prevale la sfiducia in più di un giovane su due (51,7%). Ma, sebbene il lavoro rimanga l’ambito più segnato da scarse aspettative, la fiducia aumenta (73%) in una prospettiva di più lungo termine (10 anni); allo stesso modo i ragazzi interpellati nutrono più fiducia di fare carriera rispetto a quanta ne hanno di riuscire a inserirsi sul mercato del lavoro. Nel breve-medio periodo la fiducia prevale in altri contesti sociali: innanzitutto, per quasi nove giovani su dieci (89%) nel gruppo di amici, in famiglia (81,5%) e nella coppia (77%), ambiti più frequentemente caratterizzati da relazioni di tipo affettivo e che rappresentano aree protette nell'esperienza dei giovani.

“L’incertezza e il senso di precarietà – afferma Claudio Baraldi, professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia e supervisore scientifico della ricerca realizzata fattivamente da Federico Farini – nascono quando l’enorme possibilità di scelte si trasforma in crisi. Il problema è come trasformare il senso di precarietà, che potrebbe alimentare lo scontro, il fatalismo, la difesa individualistica degli interessi, in tensione positiva verso il cambiamento della società. In queste condizioni, la fiducia è la discriminante per trasformare la precarietà in spinta all’azione”.

“Pensiamo che i risultati dell’indagine – ha concluso l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Modena, Fabio Poggi - contribuiscano a fornire input e strumenti per aiutarci a costruire, assieme ai giovani, percorsi innovativi, progetti che diano risposte non secondo le vecchie categorie del passato, ma capaci di dare concretezza a un ruolo sociale attivo dei giovani, a partire dall’impegno civico, dalla formazione, dal volontariato fino al lavoro, vincendo ogni tipo di precarietà in cui la nostra società li ha posti”.

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