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Cronaca

Cuoca travolta in via Vignolese, chiesto il rinvio a giudizio per l'automobilista

Chiusa l’inchiesta sull’incidente fatale della 52enne di Modena Gorica Dilic: l’imputato dovrà rispondere di omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso. I figli invocano giustizia

A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura cittadina titolare del relativo procedimento penale, il dott. Giuseppe Di Giorgio, ha chiesto il rinvio a giudizio per l'automobilista coinvolto nell'investimento che è costato la vita a Gorica Dilic, 52enne residente a Modena che ha perso la vita poco prima dell’una di notte di domenica 14 novembre 2021 in via Vignolese, all’altezza del civico 414, in prossimità delle intersezioni con via Marzabotto e via La Spezia.

La signora Gorica, di origini serbe ma trasferitasi in Italia per lavoro fin dal 1996, stava rincasando, con quella bici che usava per tutti i suoi spostamenti, dal ristorante “Stradyvari”, dove lavorava da anni: era lei al mattino che apriva il locale, e spesso staccava anche molto tardi, com’è accaduto quella “maledetta" notte tra sabato e domenica. A casa dai suoi due figli e dall’anziana mamma, però, la 52enne non c’è mai arrivata, il suo destino ha incrociato quello dell’automobilista oggi trentaquattrenne che, sopraggiungendo dalle sue spalle, nella stessa direzione di marcia verso la periferia, alla guida di un DR 6, l’avrebbe investita, allontanandosi poi senza prestare soccorso.

L'udienza preliminare del processo è stata fissata per il prossimo 12 ottobre. L’imputato dovrà rispondere del reato di omicidio stradale con le pesanti aggravanti della fuga e dell’omissione di soccorso: gli viene peraltro contestata l’esclusiva responsabilità del sinistro. Non si potrà mai sapere, invece, se stesse anche guidando sotto l’effetto di alcool o droghe: essendosi reso irreperibile, non lo si è potuto sottoporre entro un lasso temporale di poche ore agli accertamenti sul suo stato psicofisico. GORICA DILIC-2

L’incidente è stato oggetto di un’apposita perizia cinematica che il Pm ha affidato al consulente tecnico ing. Mauro Gambino per ricostruirne la dinamica, le cause e tutte le responsabilità: alle operazioni peritali ha partecipato, come consulente tecnico di parte, anche l’ing. Mattia Strangi, messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni a cui i congiunti della vittima si sono rivolti, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, unitamente, per la parte penale, all’avv. Dario Eugeni del foro di Bologna.

Sulla base delle conclusioni del Ctu, il Sostituto Procuratore contesta dunque all’imputato “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza dell’art. 141 del Codice della Strada”, in particolare per aver proceduto a una velocità (stimata dal perito in circa 60-70km/h), non solo “certamente superiore” al limite di 50 vigente il quel tratto, ma anche del tutto “non prudenziale in considerazione dell’ora notturna, delle condizioni meteo (pioveva, ndr), del centro abitato, della prossimità di due intersezioni e degli attraversamenti pedonali” prosegue il magistrato. E, ancora di più, sottolinea il dott. Di Giorgio, per aver perso il controllo del suo Suv “a causa della velocità sostenuta e dell’asfalto bagnato” nel rientrare nella propria corsia “dopo aver effettuato un’azzardata manovra di sorpasso nei confronti di un altro veicolo che lo precedeva in prossimità dell’intersezione con via Marzabotto, sbandando così verso destra e collidendo con la bicicletta condotta da Gorica Dilic che procedeva nella stessa direzione di marcia” e che, ha accertato l’ing. Gambino, “occupava la porzione destra della propria corsia di competenza, a ridosso della linea di margine”: per i figli della donna almeno la consolazione che la loro cara non ha avuto responsabilità alcuna e che la sua unica “colpa” è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato e con l’automobilista “sbagliato". Neanche l’attenuante dell’oscurità è stata riconosciuta dal consulente tecnico d’ufficio al pirata, perché l’ottima illuminazione pubblica e l’ombrello rosso aperto con cui la ciclista si stava riparando “la rendevano ben visibile”.

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