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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Camposanto

Morte di Laila El Harim, titolare della Bombonette e nipote a processo

La prima udienza del procedimento con rito ordinario è fissata per gennaio. I due responsabili dell'azienda dovranno rispondere di omicidio colposo aggravato. Risarcimenti già liquidati

Sono stati rinviati a giudizio Fiano Setti e Jacopo Setti, nonno e nipote, rispettivamente fondatore e titolare e responsabile della sicurezza dell'azienda Bombonette di Camposanto. Per i due imprenditori l'accusa è quella di omicidio colposo nel caso della morte di Laila El Harim. Il processo sarà celebrato con rito ordinario e la prima udienza è fissata per il gennaio del 2023.

La tragedia sul lavoro

Era il 3 agosto dello scorso anno quando la macchina fustellatrice alla quale Laila El Harim era addetta si trasformò per lei in una trappola mortale. L'operaia di 41 anni,di origine marocchina, era in Italia da ormai una ventina d'anni e qui aveva costruito la propria famiglia: lascia infatti il compagno e una figlia di appena 4 anni. 

Quella mattina il suo turno di lavoro era iniziato da poco, quando accadde il dramma, con i colleghi intervenuti in prima battuta che lanciarono l'allarme dopo che la lavoratrice era rimasta schiacciata all'interno del macchinario. Allarme cui i soccorritori hanno risposto rapidamente, ma la terribile dinamica dell'infortunio non lasciò scampo all'operaia, che da appena due mesi aveva iniziato il proprio nuovo lavoro presso l'azienda di Camposanto.

Le indagini

A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura modenese aveva chiesto il rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di omicidio colposo con l’aggravante di essere stato commesso con la violazione delle norme antinfortunistiche per Fiano Setti e Jacopo Setti - difesi dallo Studio Legale Piccaglia- e anche per la Bombonette srl in quanto soggetto giuridico.

Ai due imprenditori il Sostituto procuratore ha contestato, in sintesi, di non aver tenuto conto del rischio di contatto dei lavoratori con gli organi in movimento durante l’uso delle fustellatrici; di più, per un risparmio sui tempi di lavorazione, e quindi per trarne profitto, di aver fatto installare nel macchinario, al posto della prevista protezione statica fissa, dei “pareggiatori” regolabili manualmente, consentendone così l’avvio anche in presenza di un operatore al suo interno. In aggiunta, vi è la questione della mancata formazione di legge circa l'uso del macchinario che la 40enne avrebbe dovuto seguire.

Le parti civili e i risarcimenti

Nella precedente udienza del 16 giugno il giudice aveva accolto tutte le richieste dell’avv. Dario Eugeni, del Foro di Bologna, che assiste i genitori, i fratelli e le sorelle della vittima unitamente a Studio3A-Valore Spa. Allora erano state ammesse sia la costituzione di parte civile nei confronti di tutti e tre gli imputati sia la citazione del responsabile civile, ossia la compagnia di assicurazione dell’impresa, Allianz, ma nel frattempo i congiunti della vittima sono stati tutti risarciti per una cifra che si assesterebbe a circa 1,5 milioni di euro: il rinvio, allora, era stato concesso proprio per consentire ai legali degli imputati di esaminare gli atti di costituzione e le relative istanze.

L’avv. Eugeni quest’oggi ha conseguentemente revocato la costituzione di parte civile e ritirato l’istanza di citazione del responsabile civile, “ma anche se la legge ci impedisce di stare e di incidere nel processo – commentano i familiari -ciò non toglie che continueremo a seguirlo da vicino nella speranza che vengano riconosciute e perseguite tutte le pesanti responsabilità dei datori di lavoro, che sia fatta giustizia e che Laila, e con lei tutti noi, possa ottenere almeno un briciolo di tutto quello che si merita. Per noi è come se fosse successo ieri”.

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