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Cronaca Bellaria / Stradello Aggazzotti

Licenziamenti, tre giorni di sciopero al mangimificio Cargill

La multinazionale taglia i posti di lavoro: 5 licenziamenti a Modena. Flai/Cgil e Fai/Cisl mobilitano i lavoratori su tutto il territorio nazionale

La grande mobilitazione annunciata dalle principali sigle sindacali contro la Cargill, colosso  multinazionale dell'alimentazione, investe anche il territorio modenese, dove ha sede l'importante mangimificio di Santa Maria di Mugnano. Domani, venerdì 5 aprile, sono previste 8 ore di sciopero, a cui si aggiungeranno altre 8 ore lunedì prossimo 8 aprile, più altre 8 ore ancora da definire. Gli scioperi, proclamati da Flai/Cgil e Fai/Cisl nazionali e territoriali, sono la prima reazione ad un piano di riorganizzazione aziendale che prevede licenziamenti collettivi senza ricorso alla Cassa Integrazione.

Cargill, di proprietà delle famiglie statunitensi Cargill e MacMillian, è la più grande multinazionale a controllo familiare del mondo non quotata in borsa. In Italia, con la Divisione Animal Nutrition, è diventata leader nel settore mangimistico acquisendo e ristrutturando stabilimenti da più di una decina d'anni.  Secondo la ristrutturazione prevista dalle politiche aziendali, verranno chiusi gli stabilimenti di Termoli (CB) e di Jesi (AN), e verrà aperta la procedura di licenziamento per 60 dei circa 800 dipendenti italiani. Lo stabilimento di Santa Maria di Mugnano vedrebbe 5 operai licenziati, su un totale di 18 impiegati. Per la provincia di Modena sarebbe la seconda ristrutturazione, dopo la chiusura nel 2012 dell'altro stabilimento di San Felice sul Panaro. Rispetto alle proposte sindacali di affrontare le attuali difficoltà di mercato aprendo una Cassa Integrazione Straordinaria, la dirigenza italiana di Cargill ha comunicato, senza lasciare spazio all'immaginazione, che la direttiva americana è di procedere alla messa in mobilità degli esuberi.

Cargill è presente in 65 paesi e nel 2012 ha potuto vantare un utile netto delle sue attività globali per 1,17 miliardi di dollari. Si tratta della più grande multinazionale a conduzione familiare del mondo, spesso al centro di numerose polemiche. Per i sindacati italiani non vi sono dubbi, come si legge in conclusione di una nota stampa: “I rapporti tra azienda e dipendenti vengono periodicamente monitorati misurando, attraverso appositi questionari, il grado di appartenenza verso l'azienda. Scopriamo ora quanto sia basso il grado di appartenenza contrario, quello dell'azienda verso i lavoratori”.

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