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Cronaca

Aemilia, l'Appello conferma le accuse. Ma ci sono diversi sconti di pena

L'impianto del processo di primo grado è stato di fatto validato. La posizione di Gianluigi Sarcone sarà valutata da un altro collegio. Due anni a Vincenzo Iaquinta

L'accusa di associazione mafiosa regge per la maggior parte degli imputati contro cui è stata formulata, ma nella sentenza di appello di Aemilia, pronunciata poco fa nell'aula bunker del carcere bolognese della Dozza, non mancano sconti di pena, dovuti anche all'unificazione dei riti ordinario e abbreviato, e proscioglimenti per assoluzione o per prescrizione dei reati contestati. Anche chi è stato condannato per associazione mafiosa ha quindi ottenuto degli sconti non solo rispetto alla sentenza di primo grado, in cui complessivamente erano stati comminati oltre 1.200 anni di carcere, ma anche rispetto alle richieste avanzate dalla Procura. 

Così, ad esempio, Michele Bolognino, per cui erano stati chiesti 28 anni, è stato condannato a 21 anni e tre mesi, mentre Gaetano Blasco si è visto comminare una pena di 22 anni e 11 mesi contro i 25 anni e sei mesi chiesti dall'accusa. Piccoli sconti anche per Alfredo e Francesco Amato, per i quali era stata chiesta la conferma dei 19 anni e 19 anni e un mese decisi dai giudici di primo grado: i due, infatti, sono stati condannati rispettivamente a 17 anni e a 16 anni e nove mesi. 

Riduzione più robusta, invece, per Giuseppe Iaquinta, la cui condanna è scesa da 19 a 13 anni (la Procura generale aveva chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado), mentre per il figlio Vincenzo, ex attaccante della Nazionale campione del mondo, è stata confermata la condanna a due anni per reati in materia di armi, ma con il beneficio della sospensione condizionale della pena. 

Tra gli altri accusati di associazione mafiosa, Eugenio Sergio è stato condannato a 13 anni e otto mesi contro i 17 anni e mezzo chiesti dall'accusa, mentre per Giuseppe e Palmo Vertinelli le pene sono, rispettivamente, di 16 anni e quattro mesi (l'accusa aveva chiesto 23 anni e sei mesi) e 17 anni e 4 mesi (anzichè 23 anni e nove mesi).

Sconto di pena consistente anche per un altro imputato di associazione mafiosa, Mario Vulcano, che viene condannato a 13 anni e 11 mesi contro i 21 anni chiesti dall'accusa, mentre cade l'imputazione di associazione mafiosa per Gabriele Valerioti, condannato per altri reati a sette anni e tre mesi e a 33.000 euro di multa. Scende inoltre da 15 anni e otto mesi a 12 anni la condanna inflitta ad Alfonso Paolini, a sua volta accusato di associazione mafiosa, cosi' come scendono le pene comminate ad Antonio (classe '55), Antonio (classe '71), Antonio (classe '78), Luigi e Salvatore Muto, condannati rispettivamente a 10 anni e otto mesi, otto anni e sei mesi, 11 anni e quattro mesi, 12 anni e nove anni e due mesi.

Sconti di pena anche per i due latitanti Karima e Moncef Baachaoui, condannati a 17 anni e sette mesi e a 12 anni e sei mesi (l'accusa ne aveva chiesti, rispettivamente, 21 e quattro mesi e 19). Per altri due imputati di associazione mafiosa, Antonio e Gianni Floro Vito, le condanne sono a 10 anni e otto mesi e a 13 anni e un mese, anche in questo caso con forti sconti rispetto ai 18 anni chiesti per entrambi dalla Procura generale.

Complessivamente, a fronte di richieste di pena per oltre 1.000 anni di carcere, le condanne comminate dai giudici della Corte di appello ammontano a poco meno di 700 anni, con 91 condanne e 27 proscioglimenti tra assoluzioni (con varie formule) e prescrizioni. Confermate anche le condanne al risarcimento dei danni pronunciate in primo grado nei confronti di 32 imputati, mentre 30 di loro sono stati condannati a rifondere le spese di difesa sostenute da 14 parti civili (tra cui la Regione, la presidenza del Consiglio, varie Province e Comuni e sindacati) per un totale di 52.200 euro. Le motivazioni, infine, dovrebbero essere depositate entro 90 giorni.

Sarà invece un altro collegio di giudici a doversi pronunciare, nell'ambito dell'appello del processo Aemilia, sulla posizione di Gianluigi Sarcone, fratello del boss Nicolino e considerato una delle figure di maggio rilievo della 'ndrangheta in Emilia. Oggi, infatti, la sua posizione è stata stralciata, in quanto la Cassazione ha annullato, accogliendo il ricorso dello stesso Sarcone, la decisione con cui la corte aveva dichiarato inammissibile una sua istanza di ricusazione. 

Sull'istanza di ricusazione presentata dall'imputato -condannato in primo grado a 19 anni e 10 mesi per vari reati, tra cui l'associazione mafiosa, e per il quale il sostituto pg Lucia Musti ha chiesto, in appello, una condanna a 18 anni- dovrà quindi pronunciarsi un altro collegio.

(DIRE)

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