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Cronaca

Terremoto, Ingv: "Frammentazione fenomeno ha scongiurato evento peggiore"

Secondo gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stata scongiurata la rottura simultanea della faglia, un fatto che avrebbe potuto causare conseguenze ancora più gravi

"La complessità geologica del fronte attivo, sepolto sotto la pianura, ha determinato la frammentazione della struttura e l’occorrenza di 6 terremoti di magnitudo maggiore di 5 e moltissimi più piccoli. Questa frammentazione ha evitato la rottura simultanea dell’intera struttura, che avrebbe potuto causare un evento sismico ancora più forte". Così gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in questi giorni sugli scudi per il superlavoro a cui sono chiamati nei territori emiliani colpiti da questa decina di giorni di terremoti. "La sequenza sismica della Pianura Padana Emiliana - recita un comunicato dell'Ingv - sta interessando un’area che si estende per oltre 50 km parallelamente al fronte della catena appenninica e al fiume Po. La zona interessata dall’attività sismica coincide con una struttura geologica sepolta sotto la pianura padana. I terremoti di questi giorni hanno mostrato che il fronte attivo si muove in maniera coerente raccorciando la zona in senso nord-sud, lungo faglie orientate in direzione est-ovest".

Come è noto, l'attività sismica si è intensificata lunedì mattina "con il forte terremoto di magnitudo (Richter) 5.8, seguito da numerose repliche di magnitudo superiore a 4 - aggiunge la nota - La zona interessata dai terremoti di ieri ha colpito il settore più occidentale del fronte già attivo, estendendolo per altri 10 chilometri verso ovest - spiega il comunicato -  Questa caratteristica è stata spesso osservata in precedenti sequenze sismiche italiane, sia recenti che antiche. In zone prossime a quelle colpite in questi giorni, viene ricordato il terremoto che  ha colpito Ferrara nel 1570, che fu seguito da repliche per molti mesi".

I dati geologici mostrati durante la conferenza stampa degli esperti Invg hanno fornito un’interpretazione, sia pure preliminare, delle faglie attivate con le scosse di questi giorni. Sono stati inoltre illustrati e spiegati i fenomeni di liquefazione e i cosiddetti vulcani di fango osservati dopo il terremoto, dovuti alla presenza, nel sottosuolo padano, di livelli sabbiosi saturi di acqua. Diverse squadre di ricercatori e tecnici sono all’opera nelle zone dell'epicentro per ulteriori rilievi degli effetti del terremoto sull’ambiente e sugli edifici.

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