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Cronaca Novi di Modena / Via dello Sport

Terremoto Emilia, ecco come si vive nei container

A un anno dal sisma, a Rovereto sulla Secchia la sistemazione nei moduli abitativi provvisori sta diventando sempre più "definitiva" per i terremotati tra le zanzare, l'assenza di punti di ritrovo e le bollette dei condizionatori

Sembra un lager. Nonostante l'impegno e la buona volontà di chi si è prodigato per procurare una sistemazione agli sfollati del terremoto dello scorso anno, la prima impressione che si ricava da quanto si vede in via dello Sport a Rovereto sulla Secchia, frazione di Novi di Modena, è proprio quella: incolonnati uno dietro l'altro, i moduli abitativi provvisori creano file di plastica e grigiore che trasmettono un senso deprimente di baracca-casermone. Le aiuole brulle che resistono al caldo, al cemento e all'asfalto fanno il resto. Per non parlare, poi, dell'assenza di veri luoghi di ritrovo per anziani e bambini.

Come documentato in modo esaustivo dalle foto di Andreas Voigt, a distanza di un anno dai tragici fatti del 20 e del 29 maggio, per i terremotati, quella che doveva essere un sistemazione a breve termine sta diventando qualcosa di diverso: i 75 metri quadri dei moduli abitativi dal costo di 70mila euro l'uno, oltre al gelo d'inverno e al caldo da 45° d'estate, accolgono un ingresso con cucinotto, salottino, bagno, camera matrimoniale e due mezze camere per bambini in spazi decisamente condensati che, certe, volte costringono i "padroni di casa" a lavori straordinari di bricolage: se la porta d'ingresso di apre all'esterno e lo zoccolo non è sopraelevato, capita che, in caso di precipitazioni nevose, l'infisso non possa aprirsi o che possano crearsi allagamenti all'interno del container. I complementi di arredo? I moduli sono semi-arredati, ma non è possibile portare i propri mobili: i più fortunati, quelli che non sono stati obbligati a lasciare i propri mobili sotto le macerie, hanno dovuto prendere in affitto garage o magazzini per sistemare le proprie cose. In giorni di caldo come questi, i condizionatori dovrebbero fare il proprio dovere, ma 200 euro di bolletta di energia elettrica non sono facilmente tollerabili in una situazione ordinaria, figuriamoci in questo stato.

Sempre meglio della tenda? Senz'altro, ma per recare conforto a chi ha perso tutto si può, anzi, si deve, fare di più. Alcuni esempi? A livello organizzativo la situazione lascia a desiderare: ogni container ha la sua antenna per la tv, nonostante sia collegato a una "stecca" tale da permettere una soluzione di tipo condominiale con un'antenna unica per tutto il blocco. Se c'è la televisione, mancano però l'allaciamento alla telefonia fissa, un hotspot wifi utilizzabile dagli inquilini. Inquilini che, per cercare di distrarsi dalle angustie a cui sono costretti, si inventano verande e piazzette improvvisate tra un blocco e l'altro per incontrarsi e fare due chiacchiere, dato che non sono stati pensati luoghi di aggregazione per bambini o anziani. Alberi? Non ce ne sono. Aiuole? Come già detto, si aggrappano all'asfalto a lato della strada, ma non c'è alcun sistema irriguo adatto per garantire livelli dignitosi di verde: chi abita i container si rifornisce d'acqua da un vicino canale che ha già creato parecchi problemi con ratti e zanzare.

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