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Cronaca Mirandola

Terremoto Emilia: un anno dopo, fra retorica e risposte mai avute

Se a livello nazionale si allarga a macchia d'olio la retorica del "bravo emiliano" che si dà da fare e risolve i problemi in autonomia, la realtà dei fatti parla di un territorio e di un'impresa abbandonata a se stessa dalla burocrazia

Era l'una di notte. Una scossa non fortissima, ma comunque facilmente percepibile al termine di una giornata difficile a causa dell'attentato di Brindisi in cui perì tragicamente la sedicenne Melissa Bassi. Poi, poco dopo le ore 4, la più cupa delle sveglie, il più tetro ruggito del sottosuolo, ha fatto piombare gli abitanti della Bassa Modenese in un incubo di cui, purtroppo, non si riesce a vedere una via d'uscita. A distanza di un anno dal sisma, si è imposta la retorica del "bravo emiliano" dedito al "fai da te", al "rialzarsi", alla nobile arte dell'arrangiarsi: a scanso di equivoci e dalle immagini propagandate dai grandi media, si è cimentato in questa disciplina non tanto per indole o propensione, quanto perché non vi fosse, e tuttora non ci sia, alcuna alternativa. Vivere o morire: tertium non datur.

AZIENDE - Conferme in tal senso arrivano da associazioni quali Coldiretti: le circa 6mila aziende agricole colpite dal sisma (il 25% delle 23.500 imprese totali danneggiate rilevate dalla Protezione Civile), in dodici mesi non hanno ricevuto neanche un euro mentre, dall'altro lato, gli acquisti solidali da parte degli italiani di un milione di chili ha permesso di salvare il parmigiano reggiano. Come denunciato dall'associaizone, nonostante le procedure di rilevamento dei danni e gli stanziamenti dei fondi in tempi sufficientemente veloci grazie all'impegno delle Istituzioni regionali, una burocrazia estremamente frammentata tra regole e pubblica amministrazione ha impedito che i finanziamenti, pur disponibili, raggiungessero cittadini e imprenditori in tempi adeguati alla gravità dell'evento.

SOLDI - Si tratta di una situazione paradossale in quanto i soldi sono stati effettivamente stanziati, ma non riescono ad arrivare alle imprese. Si è creata una situazione di stallo soprattutto a causa di un rimpallo di responsabilità tra professionisti, Comuni, struttura commissariale e Regione, prigionieri di regole e norme urbanistiche non chiare e molto frammentate, con l'aggravante delle banche che procedono molto lentamente nella concessione del credito, anche se c'è la garanzia della Cassa depositi e Prestiti. Gli imprenditori agricoli sono quindi ripartiti mettendo mano ai loro risparmi per acquistare macchine, mettere in sicurezza edifici e lavorare i loro prodotti, assicurando continuità sul mercato. Complessivamente, il sisma ha provocato danni per circa un miliardo nelle campagne dell'Emilia e della Lombardia dove si produce oltre il 10% del Pil agricolo e dal quale partono verso l'Italia ed il resto del mondo le piu' prestigiose produzioni agroalimentari nazionali

IL CASO DEL PARMIGIANO - Il Parmigiano Reggiano è stato invece salvato anche dalla corsa all'acquisto degli italiani che hanno portato a casa per solidarietà oltre un milione di chili del prestigioso formaggio che, recuperato dalle macerie dei magazzini, è diventato il prodotto simbolo del sisma con quasi 600mila forme di parmigiano cadute a terra, 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna danneggiati insieme a oltre 600 allevamenti. Grazie alle vendite solidali attuate dalla Coldiretti attraverso i mercati e le botteghe di Campagna Amica e quelle attraverso le principali catene distributive, si è generata una enorme catena di solidarietà anche via internet che ha salvato dal fallimento stalle, caseifici e magazzini e sostenuto la ripresa dell'economia e dell'occupazione del territorio.

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