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Cronaca Largo Sant'Eufemia

Terremoto, Unimore: "Il sisma? Si combatte solo con ricerca e prevenzione"

I docenti dell'Unimore spiegano quanto accaduto nella Bassa: "Nella popolazionle radicata la falsa convinzione di vivere in territorio a rischio sismico nullo. I nostri capannoni? Come quelli del Friuli del 1976"

Le chiacchiere stanno in poco posto. Il terremoto si combatte con la prevenzione, costruendo edifici antisismici (o adeguando quelli esistenti) nelle zone adatte, investendo nella ricerca geologica. Questa in estrema sintesi la ricetta fornita stamattina dai geologi e dalgi esperti dell'Università di Modena e Reggio Emilia in una conferenza stampa convocata in Sant'Eufemia per analizzare quanto accaduto in seguito al sisma del 20 e del 29 maggio scorso, ottima occasione per chiarire dubbi e dipanare falsità davanti a stampa e studenti

PARAGONI E LEGGENDE METROPOLITANE - Il fracking? Una bufala buona solamente per chi, acriticamente, si informa solo sui social network. La prevedibilità del sisma? Nessuno ha la sfera di cristallo, ad aiutare i geologi ci sono solamente le serie storiche dei terremoti del passato: ciclicamente (più o meno ogni generazione), l'Emilia viene investita da un terremoto che non ha mai superato i 6.0 di magnitudo. "Il problema è che nella popolazione si è radicata la falsa convinzione di vivere in un territorio a rischio sismico nullo", hanno evidenziato i docenti Unimore. Secondo le carte sismiche del 1983, infatti, l'Emilia (non la Romagna), avrebbe potuto "ritenersi" al sicuro, ma dall'aggiornamento operato dall'Ingv nel 2003, su quattro livelli di sismicità, il nostro territorio è giudicato a "basso" rischio sismico: "Ciò però non vuol dire che i terremoti non si possano verificare, ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre", ha spiegato la prof.ssa Daniela Fontana, docente di Geologia. Paragoni con terremoti "famosi"? Quello di Fukushima ha avuto magnitudo 9.0, "un evento 27mila volte più potente di quanto verificatosi qui in queste settimane", ha osservato Maurizio Mazzucchelli, direttore del dipartimento di Scienze della Terra dell'Unimore. Fatti di simile portata catastrofica vengono giudicati estremamente improbabili in queste terre: "In queste zone - continuano i docenti - non sono presenti rocce capaci di reggere una simile quantità di energia: non è un caso che qui, nel corso della storia, non siamo mai stati registrati e stimati episodi di magnitudo superiore al 6.0".

CHE FARE? - Quindi, come è stato drammaticamente appurato, il terremoto è una minaccia a tutti gli effetti che va affrontata nel modo giusto. Questo "modo giusto" si riassume in una sola magica parola: prevenzione. Quindi, migliorare, adeguare l'esistente secondo la normativa vigente con una spesa infinitamente inferiore rispetto a quanto richiesto per riparare al danno, con un aumento medio di solo il 7% sulle spese di costruzione per l'applicazione di tutte le misure anti-terremoto del caso. Per quanto concerne i crolli della Bassa Modenese, come spiegato dall'Ingegnere strutturista Marcello Tarantino, docente di Teoria della Elasticità e Scienze delle Costruzioni, bisogna fare le opportune distinzioni tra case-strutture abitative, edifici storici-monumentali e capannoni. Cruciale è stata al differenza del tipo di suolo fra la Bassa e il capoluogo: l'argilla di Modena città non ha fatto patire le conseguenze dettata dalla pianura sabbiosa soggetta ai devastanti fenomeni di liquefazione, acqua che sotto la pressione del movimento tellurico fuoriesce dalle falde trascinandosi ingenti quantitativi di fango che hanno fatto sprofondare abitazioni che, anche se antisismiche, si sono gravemente inclinate. "Lontano dall'epicentro, la situazione è stata affrontata bene - ha aggiunto Tarantino - questo perché le nostre tecniche costruttive sono buone e non fanno uso di ciottolato o pietra come successo all'Aquila". Gravi i danni patiti da chiese ed edifici storici: "Ritengo esemplare il caso del Duomo di San Felice - ha spiegato l'ingegnere - Dopo il crollo, ho osservato il perfetto stato dei mattoni, non quello della malta ormai ridotta allo stato sabbioso: se ci fosse stata manutenzione sulla malta cementizia, la muratura avrebbe sicuramente lavorato". Quello dell'Emilia da più parti è stato definito come il terremoto dei capannoni: "I nostri capannoni sono uguali a quelli del Friuli del 1976", ha sentenziato Tarantino, evidenziando il mancato aggiornamento delle strutture alle più recenti normative (l'ultima del 2008) in materia antisismica.

 

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