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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Maxi truffe alle aziende durante il lockdown, facevano incetta di prodotti senza pagare

Scoperta una presunta associazione criminale che sfruttava società "di comodo" per acquistare beni che poi non venivano pagati. Vittime anche alcune aziende del modenese

Nella giornata di ieri, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova, diretti dalla Procura della Repubblica di Rovigo, hanno dato esecuzione a un’ulteriore ordinanza restrittiva nei confronti di tre soggetti, ritenuti appartenenti a un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Secondo quanto emerso nell'inchiesta, avvalendosi di società “di comodo” operanti nel territorio della provincia padovana, avrebbe causato un danno di 1,5 milioni di euro circa nei riguardi di 64 aziende su tutto il territorio nazionale

Nel dettaglio, il Giudice per le indagini preliminari di Rovigo, accogliendo le nuove proposte formulate dagli organi inquirenti, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del rappresentante legale di un centro elaborazione dati contabili e l’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria, con contestuale obbligo di dimora nel luogo di residenza, a carico di due buyer.

Dodici persone indagate nell'associazione che sarebeb stata promossa da un uomo sul quale gravano anche sospetti di legami con il clan Mazzei di “Cosa Nostra”. Nell’arco di due anni l'associazione avrebbe rigenerato 28 aziende, precedentemente inattive o decotte, intestandole a prestanome e alterando i relativi dati di bilancio, grazie alla complicità di un professionista e del citato prestatore di servizi contabili, con lo scopo di farle apparire sane e affidabili nei pagamenti. Nel periodo di emergenza epidemiologica da Covid-19 queste imprese avrebbero fatto incetta all’ingrosso di rilevanti quantitativi di merce (a titolo esemplificativo, prodotti agroalimentari, edili, elettronici, materie plastiche) attraverso assegni scoperti o bonifici bancari disposti e immediatamente annullati, così risultando il “veicolo” per la realizzazione di un disegno criminoso che, nell’ordine, avrebbe interessato le province di Novara, Milano, Varese, Modena e, più di recente, Padova e Brescia.

Nella prima fase dell'indagine erano già stati sequestrati oltre 20 dispositivi informatici, la cui analisi ha permesso all’Autorità giudiziaria rodigina di valutare il coinvolgimento dei singoli associati per poter sostenere l’accusa in giudizio.

Si aggiunga che, tra i mesi di febbraio e dicembre 2021, così come era stato già riscontrato nella provincia di Padova, l’organizzazione criminale - nel frattempo trasferitasi nell’hinterland bresciano - avrebbe posto in essere analoghe condotte truffaldine, approvvigionandosi, senza onorare il pagamento del relativo corrispettivo, di ulteriori merci di varia natura, quantificate in oltre 2,2 milioni di euro, che venivano sempre cedute fuori dagli ordinari circuiti commerciali. All’atto dell’esecuzione del primo provvedimento cautelare nel settembre scorso, era stato possibile recuperare alcuni di questi beni, per un valore di 250 mila euro circa, ivi compresi generi alimentari di immediato deperimento, che, nell’ottobre dello stesso anno, sono stati devoluti in beneficenza a Enti e Associazioni attive nella provincia di Padova per l’assistenza a famiglie in difficoltà economica.

In definitiva, le investigazioni, allo stato nella fase delle indagini preliminari, hanno consentito di eseguire, nei mesi di settembre 2021 e marzo 2022, otto misure cautelari personali nei confronti di sei dei dodici membri dell’associazione e di rilevare l’approvvigionamento fraudolento di beni, per un controvalore di oltre 3,7 milioni di euro, nel periodo compreso tra novembre 2019 e dicembre 2021. Ad ogni buon conto, è stato possibile alienare alcuni beni sequestrati a gennaio scorso., del valore di 1,2 milioni di euro, così ristorando, seppur in parte, il danno derivante dalle truffe perpetrate.              

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