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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

UniMoRe lancia il primo Centro di analisi delle discriminazioni

Presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è stata costituita la prima struttura accademica che si occuperà specificamente della individuazione e del contrasto di tutte le forme di vulnerabilità che portano alla discriminazione

L'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha dato il via al Centro di ricerca che si occuperà specificamente della individuazione e del contrasto di tutte le forme di vulnerabilità che portano alla discriminazione. Si tratta della prima struttura accademica di questo tipo in Italia. L'obiettivo consiste nel mettere specificamente a fuoco i problemi di discriminazione e vulnerabilità che molto spesso coinvolgono profili multidisciplinari e competenze che intersecano i vari Dipartimenti, nonché quello di sensibilizzare istituzioni e cittadinanza rispetto alle forme di discriminazione e di mettere a punto indirizzi e strumenti di contrasto con uno sguardo sia al contesto territoriale sia al contesto internazionale.

ANDRISANO: "VOGLIAMO CONTRASTARE OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE". “Abbiamo tutti ben presente che viviamo in un contesto assai complesso – dice il Rettore Unimore prof. Angelo O. Andrisano – che ci espone a forti rischi e violazioni non solo della nostra dignità di esseri umani, ma anche della nostra privacy, come potrebbe accadere ed accade per lo scorretto impiego delle nuove tecnologie. Siamo potenzialmente tutti bersagli e cresce la nostra vulnerabilità. Questo nuovo centro, che riunisce molteplici e qualificate professionalità presenti in Unimore nasce quindi con l’intento di individuare e contrastare ogni forma di discriminazione e tutelare la sfera dei nostri diritti”.  

IL CENTRO DI STUDI. Si chiamerà Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità (CRID) e lo si deve alla sensibilità con cui da anni si dedicano a questi studi un gruppo di docenti afferenti a diversi dipartimenti dell’Ateneo emiliano e che ne sono diventati i promotori: i professori Gianfrancesco Zanetti e Thomas Casadei del Dipartimento di Giurisprudenza, la prof.ssa Tindara Addabbo del Dipartimento di Economia Marco Biagi, Presidente del CUG – Comitato Unico di Garanzia di Unimore, e il prof. Michele Colajanni del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” – DIEF.

COM'E' NATA L'IDEA. “L’iniziativa – spiega il prof. Gianfrancesco Zanetti, professore di Filosofia del Diritto e primo Direttore del CRID – nasce da un’esperienza di ricerca che ruota attorno al Seminario Permanente di Teoria del diritto e Filosofia pratica giunto, dopo oltre un centinaio di incontri, al suo XXI ciclo. Il fine è quello di elaborare, attraverso uno specifico confronto con metodi e tecniche di formazione, strumenti e linee guida di prevenzione e contrasto alle varie forme di discriminazione e vulnerabilità. L’obiettivo delle ricerche che si intendono condurre è quello di mettere a fuoco le diverse forme di vulnerabilità, una ricerca, dunque, dove i profili scientifici si intersecano con i profili civili e della cosiddetta terza missione”.

COSA INDAGHERA' IL CENTRO. Le attività del Centro si collocano entro otto aree di ricerca che corrispondono alle più diffuse “vulnerabilità” umane, concepite come l’“altra faccia” dei diritti umani, nonché come condizioni di partenza per prevenire e contrastare forme di discriminazione. In particolare, utilizzando un approccio multilivello e intersezionale, il Centro indaga le tematiche del genere, dell’anzianità e della minore età, dell’orientamento sessuale, della disabilità, delle caratteristiche genetiche, dell’etnia-nazionalità, nonché della sfera religiosa e politico-sociale nei contesti territoriali, nonché nel contesto nazionale, europeo e, più in generale, globale.

L'IMPORTANZA DELLA SICUREZZA OGGI. "In qualità di Direttore del Centro di Ricerca sulla Sicurezza, - aggiunge il prof. Michele Colajanni di Unimore - ho ben presente la stretta relazione tra discriminazioni e insicurezza sociale. In tale contesto, si innesta la nuova sfida costituita dalla pervasività delle tecnologie digitali che possono portarci a un mondo ancora più problematico o aiutarci a costruirne uno migliore, più tollerante e sicuro. Nel CRID noi lavoriamo per il secondo obiettivo".

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