UniMoRe, la prof.ssa Costi premiata per aver scoperto molecole contro la tubercolosi
Tra le ricerche mondiali 2015 del "Faculty 1000" c'è anche UniMoRe. Ad essere nominata è la prof.ssa Maria Paola Costi che ha portato avanti una ricerca per combattere la tubercolosi, insieme alla startup Tydock Pharma
I ricercatori dell' Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia fanno ancora parlare di sé dal prestigioso “Faculty of 1000”, un ente che identifica e valuta, tramite un ampio gruppo di studiosi di primo piano a livello mondiale, i migliori articoli nell'ambito di 40 discipline e di più di 3.700 riviste. UniMoRe è citata per il lavoro della prof.ssa Maria Paola Costi del Dipartimento di Scienze della Vita, per i suoi studi relativi a nuovi farmaci indirizzati alla cura di infezioni appartenenti ai Neglected Diseases, ovvero malattie trascurate, che includono anche la tubercolosi.
Il lavoro di ricerca, iniziato 4 anni fa con l’allora spin-off di UniMoRe, oggi ha portato alla start-up Tydock Pharma con a capo il dott. Alberto Venturelli. Essa ha permesso di identificare le molecole innovative che inibiscono una proteina definita DprE1 (decaprenylphosphoryl-D-ribose oxidase) coinvolta nella biosintesi della parete del mycobacterium tuberculosis, agente responsabile della tubercolosi che conta in Italia 3.150 casi nel 2013 secondo i dati OMS. La ricerca si sta svolgendo nell’ambito del progetto europeo MM4TB (More Medicine for TuBerculosis). Si tratta di una piattaforma europea di 26 partner di cui Tydock Pharma ne è tra le migliori rappresentanti. L’esito delle ricerche è stato pubblicato sulla rivista ACS Chemical Biology a Gennaio 2015.
“La tubercolosi - afferma la prof.ssa Maria Paola Costi di UNIMORE - rappresenta oggi una patologia a forte impatto sociale non solo nei paesi in cui è endemica, ma anche nei paesi dove appariva ormai eradicata. I farmaci utilizzati in clinica sono superati e spesso hanno effetti collaterali importanti e sviluppano rapidamente resistenza. Il grande pericolo ora è lo sviluppo di infezioni già resistenti ai farmaci, da qui l’allarme del WHO su questo problema”.