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Cronaca Campus Universitario / Via Giuseppe Campi

Università, nuovi traguardi nella ricerca contro l'Alzheimer

Il gruppo di Farmacologia cardio-cerebrovascolare dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha appena pubblicato su riviste scientifiche internazionali nuovi approcci farmacologici per rallentare la progressione della malattia

Studi preclinici condotti da ricercatori dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia sembrano aprire speranze nel trattamento della malattia di Alzheimer. Dalle ricerche coordinate  dal prof. Salvatore Guarini, docente di Farmacologia, emerge infatti che particolari sostanze, l’idrogeno solforato e le melanocortine, sono in grado di rallentare la progressione della malattia.

La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza e, senza un trattamento efficace, una delle maggiori cause di disabilità e mortalità. Generalmente la malattia di Alzheimer è diagnosticata dopo i 65 anni, mentre la forma di malattia di Alzheimer meno prevalente, detta Alzheimer familiare o genetico, può manifestarsi molto prima. 

L’interesse della comunità scientifica internazionale per l’originalità dei risultati ed il rigore metodologico degli studi modenesi sono testimoniati dal rilievo che ha dato loro la pubblicistica internazionale: Neurobiology of Learning and Memory e Neurobiology of Aging, alcune delle più prestigiose riviste di settore. 

Nelle sue ricerche, che hanno consentito di identificare i principali meccanismi molecolari di tali effetti neuroprotettivi, il prof. Salvatore Guarini è stato coadiuvato dalla dott.ssa Daniela Giuliani, dalla dott.ssa Alessandra Ottani, dalla dott.ssa Maria Galantucci, dalla dott.ssa Laura Neri, dal dott. Fabrizio Canalini e dalla dott.ssa Anita Calevro. In queste ricerche è stato fondamentale anche l’apporto del prof. Davide Zaffe, docente di Anatomia Umana presso lo stesso Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze.

LO STUDIO - Gli studi sono stati effettuati in tre modelli sperimentali preclinici, fra cui uno triplo-transgenico con caratteristiche molto simili a quelle dell’Alzheimer umano. Il trattamento, a breve e lungo termine, di una cavia animale con monoidrogenosolfuro di sodio (un donatore di idrogeno solforato) e acque termali ricche di idrogeno solforato (acque termali di Tabiano) ha significativamente protetto contro il declino cognitivo. Risultati analoghi sono stati ottenuti in studi paralleli in cui topi triplo-transgenici (che co-esprimono i transgeni umani APPSwe, PS1M146V e tauP301L) sono stati trattati con melanocortine. In tutti i casi, il miglioramento dell’apprendimento e della memoria osservato in questi animali è risultato associato ad inibizione della produzione/attivazione di proteine della cascata amiloide/tau, che gioca un ruolo centrale in questa patologia, con una ridotta formazione di placche di beta amiloide nel cervello e miglioramento della trasmissione sinaptica. Inoltre, c’è stata una modulazione di vie fisiopatologiche come la reazione eccitotossica, infiammatoria e apoptotica, la cui attivazione porta a morte i neuroni.

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