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Cronaca

Botte alla moglie incinta, marito allontanato da casa solo grazie ad un cavillo

Non potrà avvicinarsi all'abitazione della consorte il 36enne arrestato lunedì scorso in via Buon Pastore. Il provvedimento è stato possibile solo per un dettaglio minimo, dal momento che la donna non ha voluto denunciarlo

L'aggressione subita da una cittadina nigeriana da parte del marito – che ha portato all'arresto dell'uomo lunedì scorso – diventa un caso emblematico nel complesso e drammatico fenomeno della violenza sulle donne. Una drammatica circostanza che serve però a chiarire alcune dinamiche molto rilevanti. In seguito al procedimento giudiziario, lo straniero è stato allontanato dall'abitazione famigliare in attesa del processo con rito abbreviato, ma questo è stato possibile soltanto grazie ad un dettaglio apparentemente irrilevante. C'è stato infatti il rischio concreto che l'uomo tornasse libero e potesse rientrare a casa insieme alla moglie poche ore dopo l'arresto da parte della Municipale.

Tutto è dipeso da una aggravante specifica, quella dei "futili motivi". Come ha riferito oggi la Procura, infatti, l'accusa a carico del nigeriano 36enne è stata di lesioni gravi (prognosi di 15 giorni, ndr), aggravate non solo dallo stato di gravidanza della moglie, ma anche dal fatto che il motivo dello scatto d'ira fosse nel rifiuto da parte della donna di consegnare il cellulare al compagno geloso. E' stato proprio questo dettaglio apparentemente banale a far scattare la misura cautelare.

Contrariamente a quanto si possa pensare nella "vulgata" comune, infatti, un gesto deprecabile come quello di accanirsi contro una donna in gravidanza non è di per sè sufficiente a far sì che un giudice adotti provvedimenti restrittivi. Lo sono invece i "futili motivi".

Tutto questo non deve però far trascurare un secondo aspetto della vicenda, altrettanto rilevante. La misura cautelare non sarebbe stata possibile in primo luogo perchè la vittima dell'aggressione ha deciso di non sporgere querela nei confronti del marito. La legge italiana prevede che un magistrato non possa prendere a carico un caso di lesioni personali se non vi è la denuncia diretta da parte di chi ha subito la violenza.

Violenza sulla moglie incinta, parla il Procuratore

E' questo un tema del quale si discute da tempo, non solo in termini giuridici per sollecitare nuovi strumenti di intervento, ma anche e soprattutto in termini culturali. Non a caso il Procuratore Lucia Musti ha rivolto oggi un nuovo appello alle donne vittime di violenza: una esortazione a denunciare episodi di aggressione in maniera formale, dando così alla magistratura tutte le risorse per poter adottare provvedimenti efficaci ed evitando che "l'omertà" possa ritorcersi nuovamente contro di loro.

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