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Venerdì, 19 Aprile 2024
Dalla Rete

Via San Michele, la prima social street di Modena. L'idea di Luca Fiorini e dei suoi vicini

Via San Michele a Modena è diventata una social street. E' la prima che viene creata a Modena ad opera di Luca Fiorini, che ci ha raccontato in un'intervista questo progetto che attraverso i social vuole riavvicinare la gente al contatto umano

Via San Michele a Modena è diventata una social street. E' la prima che viene creata a Modena ad opera di Luca Fiorini, giornalista freelance e blogger, che guardando i vari esempi di Bologna ha pensato insieme ai suoi vicini di trasformare la sua strada in una social strada. Ma che cos' è una social street e come funziona? Ecco la mi intervista a Luca Fiorini:

1) Cos'è una social street? E' l'idea - meravigliosamente semplice ed efficace - di utilizzare la Rete per "fare rete". Il tentativo di organizzare on line ciò e coloro che esistono anche, e soprattutto, off. E' un pretesto per conoscersi, magari capirsi, fra vicini di casa. Condividendo il senso di appartenenza a un luogo. A una via. La social street è Via Fondazza, la prima, la storica, l'avanguardistica, a Bologna. E tutto ciò che ne è derivato.

2) Perché hai deciso di crearne una, assieme ai tuoi vicini di casa? Perché siamo vicini di età, oltre che di porta. Ma anche di buoni propositi: l'idea di una tavolata lunga tutta la via, ad esempio, cucinando ciascuno un piatto e imbandendo un unico bancone, è solo una delle iniziative ipotizzate nel corso del nostro primo incontro, avvenuto lo scorso lunedì 29 febbraio. Se è vero che a fare un luogo sono le persone che ci abitano, quale strumento migliore del web, e momento più adatto di questo, per sapere chi vive "al tuo fianco"?

3) Che riscontro hai avuto nella tua strada?  Hanno aderito al gruppo, su Facebook, una ventina di persone, presentandosi all'aperitivo indetto, e raccontandosi un po' nel privato: c'erano un fotografo, una parrucchiera, un fruttivendolo, un antiquario, un'operatrice sociale, un architetto, un'educatrice, un ingegnere e un cantautore. E persino una signora di 81 anni, ex commerciante del centro storico che, deambulatore alla mano e app di Facebook sul telefonino, è scesa di casa «per capire di cosa si trattasse». Insomma, una partenza interessante. Ma questo è solo l'inizio!

4) A Bologna si sono diffuse velocemente, pensi che accadrà anche a Modena? Sono città, contesti, assai differenti: l'una, la prima, più ricettiva e intraprendente; la seconda, la mia, meno schiusa al cambiamento. Ma credo, spero, che anche nella flemmatica e medio-borghese Modena nascano, sull'onda, nuovi casi - peraltro già operativi, come Via Melloni o Via Pezzana a Carpi - di iniziative di questo tipo. Sopratutto in centro storico, il luogo che più si presta, per struttura e stile di vita, a fare da incubatore a progetti di socializzazione "a km 0".

5) Che vantaggi avrebbe una comunità attraverso la social street? Il primo, il più semplice: conoscersi. Sapere chi vive accanto a te. Salutarlo, sentirlo. Dare alla vita in un piccolo centro un sapore più umano, lasciando alle metropoli la piaga della "spersonalizzazione". Il secondo: l'assistenzialismo. Se c'è qualcuno che ha bisogno di qualcosa - è finita la farina? C'è un'auto che ostruisce il passaggio? Chi ha una lampadina di ricambio? - può renderlo noto, attraverso la pagina Facebook, al proprio vicinato. E ricambiare a suo tempo. Infine, terzo e ultimo (ma non meno importante): divertirsi, organizzando eventi privati o pubblici. 

6) In futuro, grazie ai social, vivremo più in casa o usciremo di più?  Porteremo i social, e con loro noi tutti, fuori casa. Come già ampiamente facciamo, complice la tecnologia mobile. Tornando a parlarci, a vederci, anziché solo "chattarci". Proprio come si faceva un tempo, ma con mezzi aggiornati. 

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