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Economia

Più occupati nel commercio, ma torna il contratto a chiamata. "La crisi non è finita"

Dopo l'abolizione dei voucher il commercio modenese ha visto un segno positivo nell'occupazione, ma per Confesercenti è solo una soluzione alternativa con il ritorno a modelli di contratto già criticati in passato

Una fotografia importante quella scattata da Confesercenti Modena, che a seguito dell'abolizione dei voucher, ha notato l'aumento del 4,7% degli occupati nei pubblici esercizi, tuttavia vi è anche un tendenziale ritorno dei contratti a chiamata. Quindi, occupazione col segno più nel primo trimestre dell’anno, tra le PMI modenesi del commercio, dei servizi e del turismo, tanto che la stessa Confesercenti Modena spiega: "Non è da escludere un ulteriore incremento degli occupati a chiamata, nei prossimi mesi, con l’arrivo dell’estate".

Non siamo però davanti ad un eccesso di ottimismo, infatti Confesercenti sottolinea che: "Anche se per contro l’andamento generale dei consumi, specie al dettaglio non ha avuto per ora alcuna significativa inversione di tendenza per le imprese che operano su piccole superfici, Le prospettive restano ancora incerte circa l’evoluzione dello scenario economico del Paese, mentre aumenta la propensione da parte delle famiglie al risparmio.”

Perciò due facce della stessa medaglia, o dello stesso periodo economico, in un territorio modenese in cui Confesercenti ricorda l'importanza oggi degli investimenti solidi sulle politiche attive per l'occupazione, nella misura di maggiori risorse da desstinare all'orientamento ed il riorientamento al lavoro. "Ma sarà però fondamentale, investire sulla formazione - ricordano - adeguando il sistema formativo alla complessità dei problemi.

"Da ciò quindi, non si può prescindere il sostegno alla formazione professionalizzante - spiega infatti Confesercenti Modena - in quanto dimostratasi finora uno dei pochi strumenti in grado di favorire l’occupazione dei giovani; nonché di riconvertire le figure espulse dal mercato del lavoro. E’ necessario infine ridurre il carico burocratico sulle imprese che costituisce sempre più un freno alla crescita, agli investimenti e di conseguenza anche all’incremento dell’occupazione."

Analizzando  la situazione si nota un aumento degli occupati dell'8,9% degli occupati nei pubblici esercizi, con la scelta quasi obbligata per le imprese a ripristinare i contratti a chiamata, part-time, mini o verticali. Altro segno positivo quello riscontrato dal commercio all'ingrosso (+2,7%), mentre non così rosea è la situazione che stanno affrontando i commercianti al minuto con un -3,6% di occupazione. 

Sono dati che comunque non debbono trarre in inganno – conclude  Confesercenti –  Il segno più sui nuovi occupati è dato solamente dal ricorso e quindi dal ritorno da parte di molti operatori, specie quelli dei pubblici esercizi, a optare per le forme contrattuali precedenti quali il lavoro a chiamata o i contratti part-time. In questo quadro di debolezza del mercato interno, persistono dunque le forti difficoltà per le MPMI del commercio e del turismo. Risulta quindi sempre più urgente uscire dalla fase di stagnazione attuale attraverso l’adozione di misure strutturali, stabili e durature volte a creare le condizioni per una vera ripresa della domanda interna, dei consumi, e, di conseguenza, dell’occupazione.

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