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Il panino di McDonald's continua a parlare modenese

Tre giovani allevatori della provincia di Modena saranno fornitori di McDonald’s per il prossimo triennio. Con il progetto "Fattore Futuro" il fast food distribuirà il loro pane in tutti i 520 ristoranti italiani. Ecco chi sono

Vengono dalla provincia di Modena i tre giovani agricoltori selezionati da McDonald’s nell’ambito del progetto Fattore Futuro, nello specifico con riferimento alla filiera del pane. Grazie a questo risultato, per il prossimo triennio i tre imprenditori emiliani forniranno a McDonald’s il grano che viene utilizzato per la produzione tutta italiana - grazie a un accordo con l’azienda East Balt di Bomporto – dei panini serviti da McDonald’s nei suoi quasi 520 ristoranti nel nostro Paese.

Il progetto Fattore Futuro, nato con l’obiettivo di accompagnare e aiutare i giovani agricoltori nello sviluppo delle proprie aziende, ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF). I 20 imprenditori selezionati per entrare a far parte dei fornitori italiani di McDonald’s sono stati scelti tra oltre 130 candidati con meno di 40 anni e con un progetto di innovazione e sostenibilità per la propria azienda. Sette le filiere coinvolte: carne bovina, carne avicola, pane, insalata, patata, frutta, latte.

Questi i tre giovani agricoltori emiliani selezionati per la fornitura di pane:

Francesco Belluti, 27 anni, di Finale Emilia, è fortemente convinto che le nuove tecnologie possano dare un contributo significativo allo sviluppo della resa delle coltivazioni e al monitoraggio dei costi di produzione. Per questo motivo, tra le altre innovazioni già introdotte nella sua azienda, Belluti ha in progetto di adoperare la localizzazione satellitare per implementare l’agricoltura di precisione, ridurre l’utilizzo di fertilizzanti e garantire un risparmio energetico.

Il ventinovenne Sergio Campana, di Campogalliano, gestisce un’ azienda agricola in forte espansione, sia in termini di dimensioni e di capacità produttiva, sia in termini di investimento in attrezzature ad elevato contenuto tecnologico. L’obiettivo è quello di rispondere in modo puntuale alle esigenze di ogni singola coltura, al variare della specie e delle condizioni climatiche, così da massimizzare la qualità del prodotto finale. L’imprenditore emiliano, inoltre, in collaborazione con l’Università di Padova, sta sviluppando un progetto di riduzione dell’impatto ambientale attraverso l’utilizzo di batteri azotofissatori e analisi estese dei terreni.

Ad un progetto molto simile lavora anche Carlo Filippi Luppi, 27 anni di Finale Emilia, che insieme all’Università di Padova studia come utilizzare i batteri azotofissatori per ridurre sensibilmente l’utilizzo di fertilizzanti usati nella produzione agricola.

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