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Economia Maranello

Crisi, Ferrari e Ducati dicono addio alla settimana bianca

Dopo 23 anni chiude Wrooom, la tradizionale manifestazione motoristica di Madonna di Campiglio organizzata da Philip Morris International. La causa? Costi insostenibili. Bene invece i bilanci del Cavallino

L'ormai consueta kermesse di Madonna di Campiglio che vedeva scendere in pista – da sci in questo caso – i piloti Ferrari e Ducati ed i rispettivi team non è immune dalla crisi economica globale. L'evento è stato organizzato per 23 anni consecutivi da Philip Morris International, la tobacco company che è anche sponsor delle due scuderie emiliane. Ma già da quest'anno Wrooom non si svolgerà più.

Ad annunciarlo è stato il vice presidente di Marlboro Global Communication & Promotion, Maurizio Arrivabene: “A causa della congiuntura economica negativa mi trovo costretto ad annullare l'evento Wrooom 2014. Purtroppo – ha dichiarato il manager ad Asapress - in questo periodo di crisi i costi della manifestazione non sono più sostenibili, di conseguenza ci troviamo costretti a cancellarla dalle nostre attività 2014”.

Se i costi di promozione risultano troppo alti per i colossi delle sigarette, lo stesso non si può dire per la Ferrari, che ha presentato proprio ieri i risultati economici dei primi sei mesi dell'anno in corso. Al 30 giugno l'azienda di Maranello ha raggiunto traguardi ottimi, come confermano tutti gli indicatori: l’utile della gestione ordinaria è aumentato del 22% (176 milioni di Euro), mentre l’utile netto ha toccato i 116,2 milioni con un incremento del 20%. I ricavi sono saliti a 1 miliardo e 177 milioni di euro (+7,1%).

Le vetture omologate consegnate da inizio anno sono state 3.767, con una crescita del 2,8%, più lenta rispetto a quella del primo trimestre. I mercati mediorentali sono quelli che fanno registrare le crescite maggiori in termini di esportazione e vendita. Abbastanza consolidati invece i mercati europei e nordamericani, mentre l'Italia è sempre più marginale e occupa solo il 3% del totale. Rallentano invece le vendite nell'area cinese dopo anni di boom, in virtù principalmente della decisione di diminuire le consegne a Hong Kong e dei timori per un inasprimento delle politiche fiscali sui beni di lusso.

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