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Economia

Attacchi dei lupi agli allevamenti di montagna, Coldiretti lancia l'allarme

L'associazione di categoria richiama il fenomeno dello spopolamento dell'Appennino, accogliendo posotivamente il piano nazionale per la tutela e il contenimento dei lupi. "Eliminare i cani selvatici e garantire sostegno economico alle imprese"

La presenza incontrollata di branchi di lupi, sta scoraggiando sempre di più nelle aree dell’Appennino le attività di allevamento, mettendo a rischio non solo uno dei principali tessuti economici delle aree montane, ma lo stesso equilibrio ambientale e l’assetto idrogeologico che trova nella presenza delle attività umane un fattore di stabilità. Lo afferma Coldiretti Modena, commentando positivamente i contenuti del Piano nazionale per la conservazione del lupo che prevede anche l’eventuale abbattimento di capi.

"Se nella grande manifestazione del giugno scorso – ricorda Coldiretti Modena – avevamo posto con forza la questione dei danni da animali selvatici, tra cui quelli del lupo, senza avere risposte concrete dalla Regione, con il Piano Nazionale si prende almeno in considerazione il problema e se ne prospettano soluzioni". Nella nostra provincia sono 233 gli allevamenti di pecore e capre a “rischio lupi” per un totale di quasi 5.000 capi. "Gli allevatori – commenta Coldiretti – non ne possono più di allevare capi per alimentare i lupi. Nel 2015 sono stati uccisi in Emilia Romagna più di 300 capi, che costituiscono però solo la punta dell’iceberg, in quanto molto più pesanti sono i danni collaterali. Gli animali, infatti, a causa dello stress provocato dagli attacchi riducono drasticamente la produzione di latte, con pesanti tagli al fatturato aziendale. Senza contare il rischio per le persone e gli altri animali come dimostrano i recenti fatti di cronaca".

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sull’Appennino emiliano romagnolo ci sono mediamente più di 200 lupi ai quali bisogna aggiungere un numero indefinito di ibridi, cioè di capi nati dall’incrocio di cani e lupi. "Proprio nei confronti di questi canidi bisognerà intervenire decisamente per salvare le pecore e gli stessi lupi. È necessario – afferma Coldiretti Modena – lavorare sulla prevenzione attiva, perché non è più tollerabile che un’attività d’impresa sia tenuta continuamente sotto scacco. Mentre sarà importante contenere la popolazione di lupi come prevede il Piano nazionale, occorrerà intervenire decisamente per eliminare la presenza e la diffusione dei canidi e salvare il reddito degli allevatori e salvaguardare lo stesso patrimonio di biodiversità rappresentato dal lupo (specie canis lupus) del nostro Appennino. Secondo Coldiretti è necessario cominciare ad operare sul fronte indicato proprio da Ispra per evitare l’estinzione della specie lupo e cioè mettere in piedi rapidamente misure per la cattura e la sterilizzazione dei capi non appartenenti alla specie canis lupus e, nel caso questo non fosse possibile, bisognerà pensare anche di portare la raccomandazione dell’Unione europea di salvaguardare prioritariamente il lupo fino all’estrema conseguenza dell’abbattimento degli ibridi".

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