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Tremila aziende ancora fuori dalla white list, allarme di Confindustria

Per Stefano Betti, presidente degli edili modenesi, non è solo la crisi a mettere in ginocchio il settore delle costruzioni: “Le aziende sono penalizzate dai tempi lunghissimi di controllo da parte degli enti preposti”

La crisi che attanaglia il settore dell'edilizia non è fatto nuovo, anzi. Se negli ultimi cinque anni ha chiuso ben un'impresa edile su tre, è chiaro che le difficoltà del settore sono strutturali e ben lontane dall'essere risolte. Un'occasione è sicuramente data dal cratere emiliano, dove la lenta ricostruzione può essere l'occasione per un'iniezione di ossigeno e fiducia.

Secondo Stefano Betti, presidente di Ance Modena (Confindustria), tra le cause che stanno complicando la ripartenza nell’area del cratere vi è il sistema di gestione della white list, l'elenco su base provinciale delle imprese "virtuose", creato allo scopo di escludere dai lavori della ricostruzione le imprese collegate alla criminalità organizzata. Sono già note le vicende della Fratelli Baraldi, recentemente riammessa e della Bianchini ancora esclusa, che hanno caratterizzato le cronache di questi mesi.

“Ance da sempre ha sostenuto la validità della white list per contrastare le infiltrazioni mafiose – spiega Betti - Ma la situazione che si è creata a Modena in questi ultimi mesi dimostra che, quantomeno, deve essere rivista seriamente la sua applicazione. In provincia di Modena, a oggi, sono poco più di un centinaio le imprese già iscritte alla white list, mentre sono oltre 3.000 quelle che hanno presentato domanda in Prefettura e solo una parte di queste è inserita nell'apposita lista provvisoria”. 

Il presidente Ance sottolinea come tra queste aziende vi siano numerosissime imprese edili “conosciute e affidabili, presenti da tempo sul territorio”. Ma si trovano giorno dopo giorno in sempre maggiore difficoltà per un problema burocratico, la lentezza delle procedure di controllo affidate alla Prefettura. I soggetti privati che intendono eseguire dei lavori stanno mettendo in atto una selezione spietata, che di fatto esclude coloro i quali non sono ancora in possesso della certificazione definitiva, ma si trovano ancora il attesa. Queste scelte sono indubbiamente frutto, da una parte, del timore dei problemi che potrebbero verificarsi nel caso all'impresa appaltatrice venisse negata l'iscrizione e, dall'altra, dal clamore suscitato dall'esclusione dalla white list di importanti aziende modenesi del settore edile. 

“In un recente incontro con il vice prefetto vicario Mario Ventura, abbiamo posto queste gravi difficoltà – conclude Betti – e abbiamo proposto concrete soluzioni che potrebbero consentire una accelerazione delle procedure. Intanto le imprese di altre province e regioni, le cui Prefetture sono meno oberate dalle richieste, riescono a ottenere in tempi molto più celeri l'informativa antimafia e quindi l'inserimento nella white list definitiva. Questo le avvantaggia nell'ottenere commesse private, mentre le nostre aziende stanno ancora aspettando. È un autentico effetto distorsivo della leale concorrenza”.

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