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Economia

Coop spurie e fasulle, la Cgil chiede controlli ancora più stringenti

Zavatti (Cgil) invoca una maggiore attenzione da parte dell'Ispettorato del Lavoro e punta il dito sulle scelte privatistiche di alcune cooperative che restano fuori dal controllo delle Organizzazioni

Franco Zavatti, della Cgil modenese e regionale, invita nuovamente ad alzare la soglia di attenzione sulla questione delle imprese cooperative considerate spurie o addirittura fasulle, una delle anomalie di un sistema economico e produttivo esposto a troppe irregolarità ed a facili infiltrazioni.

In provincia di Modena risultano iscritte all'Albo delle Imprese oltre 1.400 aziende cooperative, operanti in oltre un centinaio di filoni o "ragione sociale" di attività, con uno straordinario patrimonio sociale e capacità produttive che interessa migliaia di lavoratrici e lavoratori: oltre 34.000 nella sola nostra provincia. Al netto delle circa 220 imprese cooperative iscritte che risultano però "non attive", nel modenese restano oltre 1.200 aziende cooperative dalle dimensioni limitate/quasi famigliari, sino alle medie e grandi strutture che conosciamo. Circa due terzi di questo ampio universo cooperativo sono quelle che Zavatti indica come le potenzialmente più sospette, in quanto non aderenti a nessuna delle tre grandi Organizzazioni/Centrali cooperative legalmente riconosciute.

“Lavorazione delle carni ed agroalimentare, lavori di meccanica e manutenzioni, attività immobiliari, costruzioni edilizie ed infrastrutture, intermediari del commercio, autotrasporto, logistica e facchinaggio, attività di consulenze, noleggi e attività di assistenza sociale: sono questi – dichiara Zavatti – i se​ttori delle cooperative modenesi palesemente spurie e dove si intrecciano le maggiori casistiche di gravi vertenze sindacali (tra le ultime quella del consorzio l'Oasi), denunce ed esposti alla Direzione del Lavoro, provvedimenti giudiziari, estese attività investigative della GdF, per truffe, frode fiscale, falsificazione contabile, illecita somministrazione di mano d'opera e segnali di caporalato”.

“I controlli e le ispezioni devono essere più stringenti, meglio coordinati e meno dispersivi. Controllo e deposito dei bilanci, rispetto dei vincoli statutari e corretto funzionamento dei Collegi sindacali, certificazione dei bilanci e revisioni contabili: competenze oggi sparpagliate fra Camera di Commercio, Direzione del Lavoro e Ministero per lo Sviluppo. Da qui dovrebbe ricominciare la vera spending review . Negli appalti pubblici anche locali – conclude il sindacalista – è sempre più evidente la necessità di un controllo stringente dei contratti stipulati da cooperative palesemente 'di scopo', con particolare attenzione alla illecita somministrazione di manodopera e l'ingresso nei cantieri di imprese malavitose”.

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