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Commercio, il centro storico di Modena ha perso 137 negozi in un decennio

I numeri, analizzati da Confcommercio e Confesercenti, mettono in risalto una volta di più il trend negativo del commercio al dettaglio, alle prese con cambiamenti epocali del mercato

In dieci anni il commercio di Modena ha perso 280 imprese, di cui il 50% in centro storico. Nel 2022, inoltre, si è registrata per la prima volta una battuta d'arresto nella crescita di bar e ristoranti. E' quanto emerge da un'indagine dell'ufficio studi della Confcommercio modenese.

Nello specifico, tra il 2012 e il 2022 il commercio al dettaglio è calato di 280 unità, passando da 1.738 a 1.458 imprese, con una riduzione consistente avvenuta in centro storico, dove sono state abbassate 137 serrande. Un tracollo c'è stato per i negozi specializzati (abbigliamento, mobili, giocattoli, libri, calzature), passati da 626 del 2012 a 486 del 2022. Si sono quindi volatilizzate 140 attività, di cui oltre la metà (76) nel centro della città.

Male anche il commercio ambulante, che ha perso oltre il 35% delle imprese attive nel 2012, passate così da 179 a 115. Per bar e ristoranti, che fino al 2021 avevano avuto una crescita inarrestabile, nel 2022 c'è stata una inaspettata battuta d'arresto: chiuse ben 35 imprese rispetto al 2021, con il risultato che si passa da 859 unità del 2012 a 863 nel 2022 (erano però 898 nel 2021).

Capitolo a parte, infine, quello della ricettività. Nel settore il saldo tra aziende nate e cessate continua ad essere positivo: le imprese sono aumentate da 53 del 2012 a 93 del 2022. "Ma i numeri non devono trarre in inganno, perchè nella grandissima parte dei casi, non siamo di fronte a nuove imprese, ma ad attività di piccolissima taglia (b&b e room&breakfast), come quelle affiliate al circuito Airbnb, che sono dovute emergere imprenditorialmente e fiscalmente per poter continuare a lavorare", sottolinea Confcommercio.

Per il presidente cittadino dell'associazione di categoria, Riccardo Pisani, sul calo della ristorazione ha invece pesato probabilmente "l'effetto di crisi aziendali generate dal Covid e rivelatesi senza via d'uscita nel corso dell'anno scorso". "Sul commercio- conclude Pisani- la china potrà essere almeno arginata se il nuovo Piano regolatore e i progetti di rigenerazione urbana connessi al Pnrr saranno strumenti di sviluppo urbanistico e non mere operazioni immobiliari, in cui i servizi di prossimità, a partire dai negozi, siano elementi di qualità urbana e coesione sociale".

Anche Mauro Rossi, Presidente Provinciale Confesercenti Modena, analizza i numeri: "Nella nostra Regione nell'anno 2022 il saldo delle imprese del commercio di vicinato è di -1253 - aAprire una nuova attività di questo tipo, in un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell'online, è davvero arduo, come dimostra il calo delle aperture: nel 2022 in Italia sono nate solo 22.608 attività, il 20,3% in meno del 2021, perfino inferiori all'anno della pandemia. Anche nella nostra Provincia i dati 2022 sono pesanti: nel dettaglio solo 298 nuove attività, contro 515 cessazioni totali. Ma anche considerando le cessazioni al netto di quelle di aziende inattive, il saldo provinciale è di -122 imprese: la sola città di Modena nel 2022 vede un saldo negativo di 65 imprese del commercio di vicinato".

"In questa situazione è a rischio il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio la pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi. Occorre aiutare le piccole imprese a inserirsi e restare nel mercato con politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up, e con adeguate garanzie di reale accesso al credito. Ma serve una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato - continua Mauro Rossi. E la crisi morde anche da vicino anche il comparto di bar e ristorazione, dove i margini economici sono crollati con l'aumento esponenziale dei costi energetici, delle materie prime e, in ragione degli aumenti inflattivi, degli affitti e del costo del denaro. Anche per questo settore diventa così difficile resistere e soprattutto investire: per la prima volta dopo anni assistiamo ad una frenata delle nuove attività. Vanno ripensati sostegni economici adeguati e mirati, così come misure di cedolare secca per gli immobili commerciali che premi fiscalmente i canoni di locazione calmierati" conclude Mauro Rossi.

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