Clienti scoraggiati dai prezzi, i distributori di metano vanno in crisi e chiudono
Tre impianti chiusi, lunghe code dove i prezzi sono ancora contenuti. Federmetano lancia una petizione
La folle corsa dei prezzi dei carburanti sta mientendo vittime anche fra i distributori. Vita dura per chi vende metano, i cui prezzi hanno raggiunto e superato il record di 3 euro/kg. Non a caso, come rivela Federmetano - diversi impianti hanno già chius i battenti per mancanza di clientela, ovviamente scoraggiata dai prezzi folli. Per contro, chi riesce a tenere i prezzi ancora bassi sta richiamando utenti da vaste aree: mai come in questo momento storico, infatti, si assiste ad un "omadismo" degli automobilisti, disposti a sobbarcarsi chilometri aggiuntivi e lunghe attese per fare il pieno dove conviene di più. Se veramente conviene di più.
"La situazione è talmente grave che un terzo della rete distributiva della Toscana è già chiusa. Stessa cosa per quello che riguarda le Marche, dove sono oltre 40 i punti vendita non più operativi. Per non parlare della Sicilia: qui oltre 10 impianti si sono dovuti fermare e sono rimasti ormai solo uno o due punti vendita effettivamente funzionanti, perché quando gli impianti vendono il gas a tre euro e mezzo al chilo è come se fossero chiusi. Preoccupante anche il quadro della Campania", illustra Fedemetano. A Modena sono tre gli impianti che hanno sospeso l'attività.
L?associazione di categoria attacca: "Uno scenario allarmante, a fronte del quale il Governo si è mostrato finora assente e sordo agli appelli che da mesi gli stiamo rivolgendo, non considerando le proposte che da ottobre stiamo indicando per salvaguardare il settore, prima fra tutte la riduzione dal 22 al 5% dell’Iva. Un Governo che oggi sta studiando provvedimenti perché da due settimane i prezzi di benzina e gasolio sono saliti del 35%, ma che ignora da ormai sei mesi il settore del metano per autotrazione, impegnato a combattere per la sopravvivenza a causa del prezzo del gas aumentato di 6-9 volte.
"Abbiamo a che fare con una situazione destinata ad aggravarsi, se non si interviene immediatamente con misure a sostegno del settore. Parliamo di un comparto che conta oltre 1.500 punti vendita , che distribuiscono su tutto il territorio nazionale non solo metano di origine fossile ma – per il 30% – biometano, che in pochi anni potrebbe sostituire totalmente il gas naturale di origine fossile, rispondendo anche alla necessità di limitare la nostra eccessiva dipendenza energetica dall’estero. Una infrastruttura indispensabile non solo per il trasporto privato e per quello pesante, ma anche per il trasporto pubblico locale (TPL) che continua a investire in mezzi alimentati a gas naturale, incrementando l’utilizzo di tale tecnologia che considera una scelta valida anche per il prossimo futuro. Una rete già pronta per distribuire anche idrogeno e, dunque, doppiamente necessaria per la decarbonizzazione che l’Italia, come gli altri paesi europei, è tenuta a traguardare".
Federmetano, Assogasmetano e Assopetroli-Assoenergia danno voce anche agli utenti e lanciano una petizione online, chiedendo sia la riduzione dell’IVA dal 22% al 5% anche per il metano a uso autotrazione (già accordata agli altri usi di gas civile e industriale) che un credito d’imposta alle aziende di trasporto che utilizzano veicoli a gas naturale.
Assogasmetano, Federmetano e Assopetroli-Assoenergia da tempo sottolineano le gravi ripercussioni che l’attuale crisi dei prezzi sta avendo su un comparto che conta oltre 1 milione di veicoli a gas naturale circolanti sul territorio nazionale, di cui più di 2000 camion a CNG, 3800 a LNG e 5000 autobus; 1500 stazioni di rifornimento, di cui 110 di LNG e circa 20.000 lavoratori che operano nella filiera del metano per autotrazione, oltre a coloro che si adoperano per assicurare la sostenibilità economica, energetica e ambientale del nostro Paese.