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L'Ausl chiude la clinica dentistica IdeaSorriso, pazienti senza cure e con grossi debiti

Il presidente Federconsumatori scoperchia il vaso di Pandora citando le testimonianza dei pazienti e del personale che si è rivolto al sindacato. "Esempio di quando le cure sanitarie lasciano spazio solo al marketing più spinto"

Agli inizi di febbraio ha chiuso i battenti - per decisione dell'Ausl di Modena che aveva riscontrato la mancanza di un Direttore Sanitario, l'assenza di una autoclave per la sterilizzazione dei ferri ed altre carenze igieniche - la filiale locale della clinica dentistica IdeaSorriso, aperta non molto tempo fa in strada Scaglia Est insieme ad un'altra quindicina di ambulatori su tutto il territorio nazionale facenti riferimento alla Mingardi Dental Service Srl. I guai per la società fondata nel 2017 dalla omonima famiglia padovana sembrano però solo agli inizi, dal momento che l'azienda ha visto aprire il concordato preventivo dal Tribunale di Padova il 5 marzo scorso, prospettando così tempi difficili.

Tempi che purtroppo sono già difficili da alcuni mesi per diversi pazienti che si erano rivolti alla clinica di Modena e per gli stessi lavoratori dell'ambulatorio, i quali si sono rivolti a Federconsumatori e alla Filcams/Cgil. Dal punto di vista dei clienti - cinque i casi per ora analizzati dall'associazione di categoria - si prospetta un duplice problema: "Diverse persone sono state lasciate con interventi non conclusi, in diversi casi non ancora iniziati ma per i quali è stato versato un anticipo o è stato ottenuto un finanziamento. Sul fronte dei pazienti registriamo la sottoscrizione di finanziamenti senza alcuna prestazione, la fornitura di protesi di cattiva qualità e l'assenza di assistenza, oltre a dubbi sulla effettiva necessità degli interventi svolti", spiega il presidente Federconsumatori Marzio Govoni, sollevando il problema del cosiddetto "overtreatment", ovvero la prescrizione di molti interventi sanitari non necessari, al solo scopo di lucro.

Per Federconsumatori il dato che emerge è che "in quella struttura il peggior marketing aveva preso il sopravvento sull'attività sanitaria". Il quadro descritto da Govoni è desolante: "Non si curavano pazienti, ma si vendevano prodotti e prestazioni. Raggiungere il budget settimanale era l'imperativo, e per farlo si proponevano interventi dei quali non sempre vi era necessità. Si sono richiesti anticipi, si sono avviati finanziamenti (anche di 15mila o 20mila euro, ndr) quando già era evidente l'impossibilità di fornire le prestazioni. Non c'era un reale referente sanitario, l'improvvisazione imperava ed erano frequenti gli annullamenti degli appuntamenti all'ultimo minuto, a volte quando il paziente aveva già assunto antibiotici. Questo succedeva, ad esempio, quando l'azienda riteneva non conveniente pagare un dentista per un numero limitato di appuntamenti".

L'altra faccia della medaglia riguarda poi le condizioni dei lavoratori all'interno della clinica dentistica. Come ha spiegato la Filcams/Cgil, ai dipendenti sarebbe stato chiesto di svolgere, talvolta in lunghi turni senza pause, le mansioni più svariate, dall'assistente di poltrona fino alle pulizie dei bagni, passando per ruoli di segreteria o di "promozione" dei finanziamenti. In certi casi sarebbero state anche svolte da personale non medico interventi riservati invece agli specialisti in odontoiatria. I lavoratori erano assunti a tempo determinato, ed il sindacato riporta testimonianze di dipendenti minacciati di essere lasciati a casa se avessero mosso contestazioni sul tipo di lavoro svolto in quell'ambulatorio. Gli stessi medici hanno lamentato il mancato pagamento di parte dei compensi.

Il caso modenese della IdeaSorriso accende inevitabilmente i riflettori sulle catene dentistiche "low cost", che negli ultimi anni sono proliferate in seguito alla liberalizzazione del mercato con la cosiddetta Legge Bersani del 2006. Sono già diversi i casi analoghi a quello modenese che hanno riempito le cronache, evidenziando come gli ingressi del capitale le logiche del massimo profitto ad ogni (minimo) costo spesso e volentieri si rivelino incompatibili con la tutela della salute. Come sottolineato stamane in conferenza stampa dai rappresentanti dell'ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), sono numerose le misure di legge per le quali occorrerebbe una nuova valutazione e misure più restrittive, sia per la tutela dei pazienti che per quella dei professionisti stessi.


 

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