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Economia

Una piccola impresa modenese e altre 17 aziende portano in tribunale Amazon

La piattaforma di e-commerce permette la vendita di Fgas, noti per l’effetto serra che provocano, anche a chi non possiede il regolare patentino. Tra le imprese coinvolte nella causa anche un’azienda modenese 

Davide contro Golia? Sembra proprio così, ma andiamo per ordine. Il Tribunale di Roma ha fissato per giovedì 11 ottobre la prima udienza di un procedimento che diciotto piccole imprese aderenti a CNA, tra le quali anche una modenese, hanno avviato contro Amazon, dimostrando che la piattaforma e-commerce consente e agevola la vendita illegale di F-gas, i gas fluorurati a effetto serra, utilizzati prevalentemente negli impianti di condizionamento dell’aria e nelle pompe di calore.

Questa vicenda coinvolge diversi settori merceologici, fra i quali, termoidraulici, frigoristi, riparatori di elettrodomestici e tutti coloro che trattano o commercializzano impianti che contengono gas fluorurati. Stiamo parlando, solo nel territorio modenese, di oltre 1.000 imprese.

Due anni fa l’inviato di Striscia la Notizia, Jimmy Ghione, dimostrò la totale assenza di controlli acquistando su Amazon un contenitore di F-gas, regolarmente consegnato in 3 giorni. Analogamente, la stessa CNA ha dimostrato che persone non in possesso di certificazione hanno tranquillamente acquistato, sempre tramite Amazon, due contenitori di F-gas da due diversi venditori.

“Alla base del ricorso – afferma Giorgio Falanelli, responsabile delle imprese installatrici e manutentrici di CNA Modena – c’è il rispetto della normativa comunitaria che specifica in maniera incontrovertibile che i gas fluorurati ad effetto serra, possono essere venduti esclusivamente a persone ed imprese in possesso della certificazione F-gas, il cosiddetto patentino del frigorista. Di conseguenza, operare nel settore degli F-gas senza averne titoli e vendere a soggetti privi di patentino rappresenta una violazione della norma e un evidente atto di concorrenza sleale, che determina la possibile creazione di un mercato di fornitori che, a sua volta, concorre illecitamente con quello delle imprese regolarmente certificate”.

Il rischio, pertanto, di alimentare un “mercato alternativo” è concreto: accanto a quello legittimo degli operatori abilitati, potrebbe sorgerne un altro composto da soggetti senza la necessaria certificazione. È una pratica che le imprese ricorrenti e CNA chiedono di fare cessare al più presto, per riportare il settore alla piena legalità.
 

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