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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Coldiretti, i falsi costano 30mila posti di lavoro in regione

Secondo l'Associazione di categoria il valore nel mondo dei nostri prodotti "taroccati" si aggira intorno agli 8 miliardi di euro

La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari tipici dell’Emilia Romagna costano alla nostra regione circa trentamila posti di lavoro, che si potrebbero creare con una seria azione di contrasto a livello nazionale ed internazionale. E’ uno dei dati emersi alla mostra dei falsi prodotti made in Italy realizzata da Coldiretti a Modena, presso l’auditorium della Fondazione Marco Biagi, giovedì 18, dalle ore 14.00 alle 18,30, nell’ambito dell’XI convegno della Società Italiana Marketing sul “Food marketing – mercati, filiere, sostenibilità e strategie di marca”, al quale è intervenuto il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo.

Secondo Coldiretti, il fatturato del falso Made in Italy, in Emilia Romagna solo nell’agroalimentare ha superato gli 8 miliardi di euro (60 miliardi per l’agroalimentare a livello nazionale) e la lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione.

Per la qualità e la fama dei suoi prodotti, l’enogastronomia dell’Emilia Romagna è terra di saccheggio per i pirati del cibo, come ha evidenziato la mostra a Modena, dove spiccavano prodotti come “Bolognese”, ragu prodotto in Estonia, l’assurda “Mortadela siciliana” prodotta in Romania, il fantomatico “Parmesan cheese crystal farms – aged 100% natural grated” prodotto negli Stati Uniti, il fantasioso “Parma salami Genova” prodotto in Messico o il “Grana Pampeano” argentino. Il tutto con contorno di “Chapagetti” (spaghetti?) provenienti dalla Corea, “San Marzano – pomidori pelati cubetti” made in Usa, l’improbabile polenta “Palenta – Instant kukuruzna krupica” prodotta in Croazia, l’”Italiano pasta” proveniente dal Cairo.

Potenzialmente le esportazioni agroalimentari regionali potrebbero triplicare perché nel 2013 – rileva Coldiretti sulla base dei dati del rapporto agroalimentare di Regione e Unioncamere – l’Emilia Romagna ha esportato 5.471 milioni di euro (+5,4% sul 2012), e il saldo commerciale passivo di 1.015 milioni di euro per la prima volta dall’inizio della crisi è risultato in calo (–13,9% rispetto ai 1.179 milioni del 2012). Parmigiano e carni lavorate (insaccati) che sono i più imitati, sono anche quelli con i numeri più alti nell’export dopo l’ortofrutta: l’Emilia Romagna nel 2013 ha esportato 608 milioni di carni preparate e 604 milioni di prodotti lattiero caseari in cui fanno la parte da leone i formaggi (Parmigiano, Provolone, Grana Padano). L’andamento sui mercati internazionali – sottolinea Coldiretti – potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia. Si tratta di un inganno favorito dalla mancanza di trasparenza in etichetta sull’origine dei prodotti.

“Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari”. Un fenomeno che si alimenta infatti - ha denunciato il presidente della Coldiretti - dalle troppe ambiguità che caratterizzano spesso il Made in Italy all’estero come ha dimostrato la recente vicenda delle vignette sul New York Times che raccontava “Il suicidio dell’extravergine italiano” provocato della commercializzazione di olio tunisino e spagnolo spacciato come nazionale.

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