rotate-mobile
Economia

Contraffazione, Coldiretti: "Bene il sequestro dei prosciutti eseguito dal Nas"

Coldiretti plaude all'operazione dei Nas che ha portato al sequestro in un prosciuttificio della provincia di Modena di oltre 90 mila prosciutti crudi, per un valore di 2,5 milioni di euro, di provenienza estera, ma privi della bollatura sanitaria prevista dalla normativa comunitaria

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

"L'operazione dei Nas è importante per gli allevatori italiani, quelli modenesi in particolare, e per i consumatori che sono troppo spesso costretti a subire l'inganno del falso made in Italy". E' il commento del Presidente di Coldiretti Modena, Maurizio Gianaroli, nell'esprimere apprezzamento per l'operazione dei carabinieri del Nas di Parma che ha portato al sequestro in un prosciuttificio della provincia di oltre 90 mila prosciutti crudi, per un valore di 2,5 milioni di euro, di provenienza estera, ma privi della bollatura sanitaria prevista dalla normativa comunitaria che ne avrebbe consentito la rintracciabilità.

"Il fatto che in Italia - continua Gianaroli - siano state importate, nel 2011, 67 milioni di cosce di maiale dall'estero a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni di cosce sta a significare che tre prosciutti su quattro venduti nel nostro Paese in realtà derivano da maiali allevati all'estero, anche se agli occhi dei consumatori sembrano tutti italiani. E' necessario - sottolinea il Presidente di Coldiretti Modena - recuperare il ritardo accumulato nell'applicazione della legge nazionale sull'obbligo di indicare in etichetta l'origine di tutti i prodotti alimentari, approvata all'unanimità dal Parlamento da oltre un anno." L'esigenza di abbattere i costi - sostiene Coldiretti - spinge l'industria alimentare ad approvvigionarsi di materie prime sui mercati esteri con regole di produzione diverse dalle nostre. Questo si traduce in un rischio per la filiera agricola italiana con crollo dei prezzi alla produzione tanto che oggi la carne di maiale viene pagata al produttore 1,37 euro al chilogrammo, al limite dei costi di produzione.

"L'avevamo toccato con mano nel corso dei nostri presidi alle frontiere - continua Gianaroli - dove, tra gli altri, era transitato un camion di prosciutti provenienti dall'Olanda carico di 215 quintali di cosce di maiale destinate proprio ad una ditta della nostra provincia. Purtroppo la mancanza di regole per la trasparenza dell'informazione non consente di distinguere il prodotto nazionale da quello importato, per cui è facile imbattersi in prosciutti "Nostrani" o "di Montagna" o "del contadino", magari con tanto di bandierina italiana, proveniente però dall'estero,". Per la carne suina - informa Coldiretti - non è obbligatorio indicare la provenienza della carne di maiale in etichetta, a differenza per quello che avviene per quella bovina dopo l'emergenza Bse. In Italia - ricorda Coldiretti Modena - ci sono oltre 5.000 allevamenti suinicoli che allevano 9,3 milioni di capi. In provincia di Modena la carne suina ha registrato nel 2011 una Produzione Lorda Vendibile (PLV) di 47,8 milioni di euro (il 9,1 % della PLV totale dell'agricoltura modenese), per una produzione di oltre 360.000 quintali di carne e 320.000 capi in allevamento.

Fatta eccezione per i prosciutti a denominazione di origine protetta che garantiscono l'origine italiana (Parma, San Daniele, Toscano, Modena, Carpegna e Berico Euganeo), sul mercato - precisa Coldiretti - è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Un inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori che subiscono una concorrenza sleale perché - spiega Coldiretti - mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione "Dop", all'estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali. La mancanza di trasparenza favorisce inganni e frodi: una situazione che deve essere superata con l'applicazione della legge per l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Con la crisi e la necessità di risparmiare anche sul cibo, le frodi a tavola sono diventate quelle più temute dagli italiani, con sei cittadini su dieci che le considerano più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari, secondo i risultati di sondaggio Coldiretti-Swg. Al secondo posto (40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie - conclude la Coldiretti - sono lo spauracchio del 26 per cento degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25 per cento).

 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Contraffazione, Coldiretti: "Bene il sequestro dei prosciutti eseguito dal Nas"

ModenaToday è in caricamento