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Economia Via Antonio Begarelli

Liberalizzazioni, Confcommercio contro le aperture selvagge

Per Carlo Galassi, presidente dell'associazione non ci sono dubbi che "Dalla liberalizzazione di orari e aperture non è derivato alcun beneficio tangibile: servono solo a togliere guadagni ai piccoli commercianti"

“Mamma, allora oggi lavori? Quindi niente gita…” E questo è solo uno degli striscioni comparsi domenica al GrandEmilia, in occasione della manifestazione organizzata dal Cals, Comitato anti-liberalizzazioni selvagge, che protestavano contro il recente decreto approvato dal Governo Monti. Niente più tempo per le famiglie, niente più turni di riposo, niente aumenti significativi di stipendio. Insomma, sul lato umano, un fallimento su tutta la linea.

E sul lato economico? A qualcuno servono, queste liberalizzazioni? Ci pensa Confcommercio a dare una risposta, che è, prevedibilmente, un secco no. Carlo Galassi, presidente dell’associazione, tiene a far arrivare la sua solidarietà alle famiglie colpite dal superlavoro dovuto alle liberalizzazioni, e puntualizza che “I dati dei primi sei mesi sui consumi delle famiglie, quelli sull'occupazione nel settore del commercio, nonché relativi ai fatturati delle imprese, ci dicono che dalla liberalizzazione di orari e di aperture non è derivato alcun beneficio tangibile e dunque trova conferma ciò che diciamo da mesi: le aperture domenicali indiscriminate non accrescono i consumi, ma semplicemente li drenano dal piccolo commercio alla grande distribuzione”.

Per Galassi poi l’insieme di regole proposto da Daniele Sitta riguardo alla regolamentazione delle aperture domenicali (le norme, più note come codice Sitta, non sono state approvate dai sindacati di categoria che le ritengono insuffcienti) è certamente un passo avanti nella tutela dei lavoratori, ma ancora non è abbastanza, anche perché l’intervento riguarda solo la nostra città. La battaglia di Confcommercio infatti è “più ampia e mira a cambiare le norme nazionali. Ciò al fine di preservare il più possibile il diritto al riposo domenicale e ciò che ne consegue in termini di coesione familiare, così come di salvare il valore del piccolo commercio dei centri storici e dei quartieri”.

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