"Situazione ormai insostenibile per le nostre imprese", Confesercenti contro la zona arancione
Esprime preoccupazione Marvj Rosselli, direttore generale di Confesercenti Modena: "Le chiusure forzate delle attività commerciali non hanno portato ai risultati annunciati e oggi, oltre le enormi difficoltà, domina ancora una volta l'incertezza"
Da lunedì 11 gennaio l'Italia sarà in prevalenza arancione, Emilia-Romagna compresa, mentre il Governo lavora al nuovo Dpcm che entrerà in vigore il 16 gennaio. Imprese e attività commerciali si trovano nuovamente a subire provvedimenti restrittivi, senza alcuna certezza di quello che sarà la loro operatività nell'immediato futuro.
Per molte aziende il rischio è quello di non riuscire a riaprire mai più, come evidenzia Marvj Rosselli, direttore provinciale di Confesercenti Modena: "Bar e ristoranti continueranno a tenere la serranda abbassata, dopo aver perso un miliardo di fatturato solo tra Natale e Capodanno. Ancora una volta zona arancione, con il sostanziale blocco delle loro attività, fatta eccezione per asporto e delivery che, tranne rari casi, non producono un reale margine economico ai piccoli imprenditori del settore. E per poter organizzare l'attività del giorno successivo devono attendere provvedimenti dell'ultima ora: questo è ormai davvero inaccettabile. Provvedimenti che peraltro hanno mostrato la loro inutilità nel contenimento della pandemia: infatti, nonostante le dure restrizioni e i sacrifici di cittadini e imprese, ancora oggi sono costretti a chiudere o a lavorare ad intermittenza, nella totale incertezza. E' sempre più difficile comprendere il senso delle decisioni del Governo che, mancando di chiarezza e pianificazione, incidono pesantemente sulla possibilità di operare delle imprese, in particolare nel settore food dove è necessario organizzare le aperture richiamando il personale e facendo gli ordini per approvvigionarsi di prodotti alimentari freschi. Il rischio che tante eccellenze del nostro territorio siano costrette alla chiusura è sempre più forte, in questa situazione drammatica che vede anche l'abbandono di dipendenti, professionalità formate con anni di lavoro e dedizione che valutano altre soluzioni lavorative, non potendo permettersi lunghi periodi di cassa integrazione, spesso in ritardo nella corresponsione".
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Soffre tutto il mondo delle piccole e medie imprese del terziario, spina dorsale dell'economia del paese. A livello nazionale Confesercenti stima la chiusura di 150mila imprese nelle prossime settimane e sono almeno 75mila quelle che rischiano di non riuscire più a saldare gli affitti. "Con la riduzione della mobilità e le limitazioni a bar e ristoranti - prosegue Marvj Rosselli - si è inasprita la situazione già pesantissima delle attività del settore immagine e benessere, degli agenti di commercio, dei benzinai, degli ambulanti. I negozi all'interno di gallerie e centri commerciali sono stati inspiegabilmente penalizzati con la chiusura nei festivi e prefestivi, giorni in cui si concentra il 40% del fatturato. Le imprese della moda hanno perso 16 miliardi di euro di vendite, per non parlare delle attività ricettive, d'intrattenimento e delle palestre, ormai chiuse da mesi. Tutti hanno risentito enormemente della crisi e vivono tuttora nell'incertezza".
Per l'associazione di categoria le imprese nei mesi scorsi hanno dimostrato di poter lavorare garantendo la sicurezza propria e dei clienti: adesso la loro richiesta è quella di avere risposte chiare e immediate da parte del Governo: "E' indispensabile mettere subito in campo politiche più adeguate per garantire la sopravvivenza e il futuro delle imprese del terziario e dei servizi e del valore occupazionale che rappresentano. Ristori certi e rapidi, sulla scorta della reale perdita di fatturato 2020/2019 indipendentemente dal codice Ateco, ma non solo: regole chiare, strategie trasparenti e provvedimenti di lungo respiro che consentano di continuare a fare impresa. Inoltre - conclude Rosselli - si acceleri sulla campagna vaccinale perché se questa non sarà rapidamente efficace, continueremo ad assistere a questo balletto di limitazioni economicamente devastanti, inutili e contraddittorie, francamente ormai insostenibile".