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Appalti e subappalti, quando il salario delle coop scende sotto la soglia minima

Fa discutere da tempo il sistema di appalti e concessioni del settore della lavorazione carni nel modenese, dove le cooperative riescono ad abbattere i costi del lavro "prosciugando" gli stipendi di facchini e disossatori

Sta ormai degenerando il sistema degli appalti nel distretto modenese della lavorazione carni. Il modello è sempre quello: l'azienda principale, spesso con un prestigioso marchio, appalta varie attività lavorative (logistica e lavorazione carni) a un Consorzio di cooperative di manodopera. Quest'ultimo affida poi l'appalto a una cooperativa di lavoro consorziata. Statuto e Regolamento della cooperativa peggiorano poi le condizioni normative e contrattuali dei lavoratori. L'estrema ricattabilità dei soci-lavoratori, causata da rapporti associativi spesso distorti rispetto alle previsioni della legge sulle coop, prepara il terreno per l'obiettivo finale: dimezzare il costo del lavoro.

La denuncia arriva ancora una volta dalla Cgil, che propone anche un esempio concreto dal territorio. “Prendiamo il Bilancio di Alcar Uno spa di Castelnuovo Rangone: il costo del lavoro medio per un lavoratore dipendente è pari a 27,48 euro/ora (dati 2013) – illustra il sindacacto - Prendiamo ora il Bilancio di Evolution Soc. Coop., cooperativa che opera negli appalti di Alcar Uno e Globalcarni con soci-lavoratori, formalmente “facchini”, ma in realtà anche occupati come disossatori: il costo del lavoro medio per socio-lavoratore crolla a 13,22 euro/ora (dati 2013)”.

“Consideriamo anche Log-man Soc. Coop., altra cooperativa impiegata nei medesimi appalti: anche utilizzando tutto il “Valore della produzione”, cioè il compenso per tutti i servizi effettuati nel 2013 (pari a 6.915.583 euro), rapportati ai 231 soci lavoratori per 2016 ore annuali, ipotizzando che tale denaro possa essere impiegato tutto per il pagamento dei salari e dei contributi, si arriva a meno di 15 euro/ora”, Aggiunge la Cgil.

Per i soci-lavoratori delle cooperative si tratta di un costo del lavoro lontano dalla corretta applicazione contrattuale, ma non solo: siamo al di sotto dei 20,50 euro/ora previsti dalle “Tariffe di Riferimento per le operazioni di facchinaggio” stimate annualmente dalla Direzione Territoriale del Lavoro di Modena per indicare la soglia “remunerativa rispetto al costo minimo del lavoro e della sicurezza”.

Per la Cgil, insomma, il sistema appalti nel distretto agroalimentare modenese sta creando sacche di irregolarità, se non di illegalità, già segnalate dall'inchiesta della Guardia di Finanza di agosto 2014. Un meccanismo che fa leva sui principi della cooperazione mistificati da alcune aziende di somministrazione lavoro, che ben poco avrebbero da spartire con le coop nella loro accezione originale. 

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