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Aceto balsamico, il Consorzio tranquillizza i produttori “ribelli”

I nuovi protocolli riaccendono la disputa interna al Consorzio di Tutela, tra Igp e Dop. Corsini però spegne l'allarmismo: “Il ministero tutelerà le produzioni storiche e apporteremo correttivi dove servirà”

"Verificheremo eventuali correttivi alla riforma, ma qui per ora si sta facendo solo allarmismo". E' guerra a Modena tra i produttori di aceto balsamico tradizionale Dop, il celebre "oro nero" emiliano. Il casus belli è quello delle nuove regole che il ministero delle Politiche agricole si prepara a far entrare in vigore dall'1 gennaio prossimo tramite un decreto ad hoc 'modenese', da pubblicare in Gazzetta ufficiale. In sostanza, se finora i produttori hanno potuto imbottigliare fino all'8% delle giacenze di aceto da almeno 12 anni e fino al 4% di quelle fino ai 25 anni, dal 2016 le due percentuali dovrebbero essere tagliate a quota 3% e 1,5% rispettivamente. Ovvero meno della metà, quasi un terzo. In base all'assunto 'se si produce troppo la qualità cala', l'esigenza è quella di riqualificare, riclassificare e tutelare meglio tutta la filiera del tradizionale, visto che i problemi continuano a non mancare. Tra acetaie piu' o meno famigliari a consumo interno e produzioni sovrabbondanti, infatti, la quantità che finisce poi sul mercato è considerata ormai troppa e comunque non compatibile con gli alti e severi standard di qualità alla base dell'aceto tradizionale.

In diversi si stanno lamentando anche sui tempi della riforma promossa dal ministero, a partire dal presidente del Consorzio produttori antiche acetaie Mario Giambigliani Zoccoli: si farà il punto ad un'assemblea in programma stasera in città, che si preannuncia già bollente, convocata da Confcommercio in via Piave. Ai lavori non sarebbe stato ufficialmente invitato, dice, un addetto ai lavori per antonomasia: il Consorzio di tutela dell'aceto balsamico tradizionale.

Spiega parlando alla 'Dire' il presidente del Consorzio di tutela dell'aceto balsamico tradizionale, Enrico Corsini: "Abbiamo presentato ai produttori il 23 ottobre scorso il provvedimento del ministero. Si prevede una revisione con decreto del piano di controlli della Dop, che verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale. Quella dei 'critici' è una crociata di solo una parte dei produttori, tra i nostri soci ad esempio nessuno si è lamentato. E noi siamo i due terzi della filiera, rappresentiamo oltre il 66% del circuito Dop. 'Loro' dicono che non ci sono tempi per adeguarsi? Ma non si devono adeguare a niente, l'han tenuta troppo alta prima la produzione...". L'ex assessore provinciale accusa Giambigliani e compagnia di "allarmismo: abbiamo spiegato tutto in assemblea pubblica, il ministero vuole chiarezza e trasparenza per difendere la qualità del prodotto. Se l'aceto invecchiato c'è, bene, altrimenti non c'è: non è che a seconda del mercato ci si adegua... per questi fini c'è già l'Igp".

Sta di fatto che diversi produttori temono un ridimensionamento del mercato, ricadute turistiche e di immagine incluse: "Affronteremo le possibili interpretazioni. L'eventuale riduzione la verificheremo sul campo, l'ente di certificazione Cermet controllerà. Si potrà correggere il provvedimento, che resta comunque del ministero e quindi basta tirarci per la giacca". Corsini smorza ancora: "Il ministero stesso ha corretto il testo 20 volte, ne discutiamo dal 2009 (quando uscirono proprio le norme da modificare dal primo gennaio, ndr). Lo ripeto: Roma chiede trasparenza, tracciabilità del prodotto e difesa dell'alta qualità. Non è un problema politico, ma tecnico e di tradizione, storico".

A Corsini, in ogni caso, preme molto il contesto: "Produzioni in nero dell'oro nero? A parte il gioco di parole, spero non ce ne siano. Abbiamo molte acetaie famigliari nel territorio, che producono per consumi interni. Ma vale il bando del 2003 del ministero: chi vuole entrare nella filiera Dop deve iscriversi ad un albo, a Modena c'è chi l'ha fatto e chi no...".

Continua il presidente del Dop anche sui 'cugini' dell'Igp: "L'Igp piglia mosto da tutto il mondo, anche dal Sudamerica, che costa meno. Realizzano la lavorazione a Modena, sono soggetti a controlli e possono imbottigliare in tutti i 28 Paesi europei, anche se nella maggioranza dei casi quest'ultima fase avviene in effetti nel territorio". Diverso l'iter dell'aceto balsamico tradizionale, tra centri autorizzati, certificazioni e sigilli del ministero, con una caratteristica sostanziale: "Noi usiamo solo il mosto di uve autoctone in provincia di Modena". Corsini conclude, per ora, esprimendo un po' di rammarico per l'assemblea di stasera: "Non ci hanno invitato, ma il mio vicepresidente Leonardo Giacobazzi ci sarà".

(DIRE)

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