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Economia

Appalti di servizi in crisi, si moltiplicano perdite e contenziosi

Persi 500 posti di lavoro in due anni, in un settore che dipende in larga parte dagli appalti pubblici, che gli enti locali non sono più in grado di confermare a livelli del passato. Filcams/Cgil chiede sostegni ai legislatori

Quella che potrebbe essere considerata la più grande impresa modenese per numero di addetti ha perso negli ultimi due anni circa 500 posti di lavoro, passando da 8.000 a circa 7.500 addetti, in prevalenza donne, distribuiti su una platea di circa dieci grandi aziende e circa un centinaio di medio-piccole realtà. Si parla del settore degli appalti di servizi, quello che riguarda ristorazione, pulizie, vigilanza, portierato e altre mansioni.

Dati significativi, comprensibilmente legati alla crisi economica e al taglio delle spese operate sia da enti pubblici che da soggetti privati. L'Osservatorio del sindacato Filcams/Cgil di Modena fa notare come la maggior parte dei posti persi interessa donne lavoratrici, giovani e meno giovani, con una discreta presenza di donne immigrate che per mancanza di occupazione hanno lasciato l’Italia per raggiungere le famiglie di origine o le reti familiari in altri paesi europei. Il contenzioso vede oltre il 1.000% in più delle procedure di obbligazione solidale esperite negli ultimi 3 anni per recuperare retribuzioni dovute e non pagate alle lavoratrici.

Per il sindacato confederato le normative in vigore non sono certo un aiuto per il settore dei servizi: “Nel Decreto del Fare si fa solo un mezzo passi avanti a tutela delle lavoratrici degli appalti di servizi pubblici - spiega Adriano Montorsi della Filcams/Cgil – É vero che viene re-introdotto l’obbligo di aggiudicazione in appalto al netto del costo del lavoro e della sicurezza (introdotto nel luglio 2011 dal Governo Berlusconi, poi abrogato dal decreto Salva-Italia del Governo Monti a fine 2012). Tale obbligo garantisce certo una maggiore tutela per il lavoro, rimandando implicitamente all’applicazione del contratto nazionale di riferimento. Però si applica solo nei casi di aggiudicazione di appalti con il criterio del massimo ribasso, mentre – commenta il sindacalista della Filcams/Cgil – la maggior parte degli appalti pubblici di servizi vengono aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”.

La Pubblica Amministrazione – aggiunge il sindacalista Filcams/Cgil – è il peggior pagatore in assoluto. Il debito della PA è oggi di circa 90 mld di euro, e solo 10 mld sono stati sbloccati rispetto ai 20 mld promessi dal Governo Monti. É alto il rischio di imprese che chiudono perché impossibilitate a recuperare i propri crediti, così come è evidente – anche a Modena - l’aumento esponenziale del contenzioso da parte dei lavoratori che “si imbarcano in infiniti e infruttuosi percorsi vertenziali”. La Filcams/Cgil giudica perciò inutili anche le nuove norme anti-crisi introdotte sempre nel Decreto del Fare che prevedono l’anticipo da parte dell’Ente pubblico appaltante, del 10% dell’importo contrattuale in favore dell’appaltatore, “poiché tale anticipo si applica solo agli appalti di lavori e non a quelli di servizi” , conclude Montorsi.

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