Acquisti di Natale, a Modena tengono alimentari e tecnologia. La ristorazione perde il 60%
Vendite in calo anche nella nostra provincia, ma si segnala la tenuta degli alimentari: la maggior parte dei modenesi ha scelto regali mangerecci e prodotti tipici
Come è stato il Natale 2020 per i commercianti modenesi? Dalla rilevazione di Confesercenti Modena, che ha intervistato oltre 70 piccole imprese del commercio della provincia, emerge che la tendenza 2020 è quella di indirizzarsi verso regali utili, con una decisa preferenza verso il cibo. Non a caso gran parte dei modenesi ha scelto quest'anno di regalare per le festività i prodotti alimentari tipici per imbandire le tavole di Natale e Capodanno e allietare le serate in casa.
"Le nuove misure di restrizione per contenere la pandemia hanno colpito in un momento cruciale, e cioè tra Natale e capodanno, portando a un'ulteriore perdita di incassi per negozi e pubblici esercizi cha si stima a livello nazionale sui 10 miliardi di euro: 3 miliardi circa in consumi tra bar e ristoranti e 7 miliardi in acquisto di beni e prodotti - sottolinea Marco Poggi, responsabile delle Politiche Associative Confesercenti Modena - queste misure hanno portato a rischio chiusura oltre 150 mila imprese in tutta Italia (80 mila del commercio e 70mila del turismo) con una perdita di circa 450.000 di posti di lavoro. Il rischio concreto è che interi settori vengano sacrificati pur avendo già investito e adeguato le attività ai protocolli di sicurezza".
Come detto, è stato un Natale anomalo, all'insegna della sobrietà, in cui i modenesi hanno puntato sul cibo e sulla tecnologia: nel settore alimentare e quello dell'elettronica, infatti, le vendite risultano stabili o addirittura in leggero rialzo rispetto allo scorso anno. A imporsi, dunque, è stato il desiderio di trattarsi bene a tavola, scegliendo tra le eccellenze gastronomiche nostrane, e la scelta di investire su pc portatili e tablet, utili per la didattica a distanza, ma anche su elettrodomestici di lunga durata come lavatrici, frigoriferi o dispositivi per rendere i televisori più "smart": tendenze che indicano come la casa ora venga vissuta maggiormente.
A soffrire di più è il settore della ristorazione: ristoranti, pizzerie, bar sono stati fortemente penalizzati delle misure restrittive su giorni e orari di apertura e la flessione arriva al 60%; le strutture che sono state in grado di organizzarsi per l'asporto hanno ammortizzato leggermente le perdite, pur non arrivando a coprire i costi. Questa situazione si aggrava nei comuni dell'appennino, dove ha inciso la mancata riapertura degli impianti sciistici e dunque l'afflusso turistico: uno scenario che rimane tuttora incerto.
Un altro settore in forte calo (-30%) è quello dell'abbigliamento, dove però regge l'abbigliamento per bambini: i commercianti evidenziano che la contrazione delle vendite ha interessato soprattutto i capi più costosi (capi spalla, maglioni) e a questi ultimi si sono preferiti prodotti più economici come sciarpe e guanti. Tendenza simile, volta cioè al contenimento della spesa, si ritrova in profumeria (-20%) dove l'attenzione si è concentrata verso prodotti di fascia medio bassa (bagnoschiuma, deodoranti, piccole confezioni regalo sono stati preferiti ai profumi). Comportamento che si ripete quando si entra in gioielleria (-40%): all'oro e alle pietre più costose si preferiscono oggetti in argento e di bigiotteria, agli orologi di marchi esclusivi, proposte legate alle tendenze della moda caratterizzate da prezzi decisamente più accessibili.
Tra i negozi più penalizzati ci sono quelli all'interno delle gallerie commerciali, segnati da lunghi periodi di chiusura proprio nelle giornate clou dello shopping natalizio. Da segnalare che, tra le attività in sofferenza, chi è riuscito a organizzarsi con strumenti digitali per la vendita ha retto meglio alle chiusure forzate, così come i negozi che sono stati in grado di attrezzarsi per le consegne a domicilio: servizi, questi, che hanno riscontrato l'apprezzamento dei clienti