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Economia

Ancora tanta cassa integrazione, a Modena 10 milioni di ore nei primi tre mesi dell'anno

La Cgil snocciola i numeri e riflette sugli effetti della crisi, che potrebbero farsi sentire anche in maniera "tardiva" rispetto all'andamento della pandemia

Continua l’esplosione della cassa integrazione anche nel 2021. Nel primo trimestre gennaio-marzo, su oltre 53 milioni di ore autorizzate dall’Inps in Emilia Romagna, 10,5 milioni di ore sono state autorizzate in provincia di Modena. Si tratta di ore di Cigo, Cigs e Cassa integrazione in deroga. A cui vanno aggiunte tutte le ore utilizzate attraverso i fondi di solidarietà (31 milioni di ore a livello regionale) e le ore di sospensione Eber autorizzate nel comparto artigiano.

"Il dato degli ammortizzatori sociali nella nostra provincia nel primo trimestre 2021 continua ad essere un dato drammatico - riflette la Cgil di Modena -  i cui effetti potrebbero essere devastanti se lo proiettiamo al momento in cui non ci sarà più la cassa covid (scadenze a giugno 2021 per le aziende soggette a Cigo e a dicembre 2021 per tutte le altre) e terminerà il blocco dei licenziamenti (a giugno 2021 per le aziende soggette a Cigo e a ottobre 2021 per le altre aziende)".

“Questi dati – spiega Cesare Pizzolla della segreteria Cgil Modena - confermano l’inopportunità di togliere il blocco dei licenziamenti senza aver fatto una vera riforma degli ammortizzatori sociali in grado di dare tutele a tutti i lavoratori, con un sistema di ammortizzatori sociali universali e solidali, in capo ai singoli lavoratori e non come oggi dove gli ammortizzatori sono vincolati alla tipologia di impresa  in cui il lavoratore presta la propria attività e/o alla propria tipologia contrattuale”.

Inoltre c’è bisogno che si agisca sull’azzeramento dei contatori relativo alla dotazione massima nell’ultimo quinquennio di ammortizzatori sociali, azzeramento che possa permettere di riavere a disposizione la piena dotazione per affrontare le difficoltà di una fase che si prolungherà nei prossimi mesi. La crisi economica infatti sarà più lunga della crisi sanitaria. Infatti, nel 2021 la crescita del Pil (stimata intorno al 4%) non sarà in grado di assorbire gli effetti della perdita del Pil del 2020 (stimata tra l’8% e il 10%). Quindi si continuerà ad avere anche quest’anno migliaia di lavoratori che senza nuovi ammortizzatori rischiano di essere espulsi dal ciclo produttivo.

“Se non si farà una riforma vera e strutturale degli ammortizzatori sociali, se non ci sarà l’azzeramento dei contatori nel momento in cui finirà il blocco dei licenziamenti – continua Pizzolla della Cgil Modena – è molto alto il rischio che anche nella nostra provincia si possano aprire situazioni di forte disagio sociale per i lavoratori coinvolti nelle situazioni di crisi”. La crisi produttiva non sta colpendo tutti i settori in modo omogeneo, ma si abbatte più duramente su quei settori che sono meno coperti da ammortizzatori standard, come il commercio e il terziario, le piccole imprese e quelle artigiane.

“E’ necessario che tutte le parti sociali ed istituzionali coinvolte, firmatarie del Patto regionale per il lavoro e il clima del dicembre scorso - spiega il sindacalista della Cgil - diano applicazione, anche a livello territoriale, agli impegni assunti per salvaguardare l’occupazione evitando azioni unilaterali da parte delle imprese e promuovendo invece l’utilizzo di tutti gli strumenti conservativi per evitare che ancora una volta questa crisi si scarichi sulla parte più debole della società, ovvero i lavoratori”.

Questo non il momento delle scorciatoie, è il momento della responsabilità di tutti, perché quando si chiude un’impresa e si perdono posti di lavoro, questi sono persi per sempre.

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