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Economia

Manifattura. Le imprese modenesi sono rimaste in attività, ma la perdita è pesante

I numeri dell'indagine di Unioncamere rivelano una difficoltà diffusa legata al calo della produzione e del fatturato

L'epidemia di Covid ha inciso pesantemente sulle imprese dell'Emilia-Romagna e della provincia di Modena: lo evidenziano i risultati dell'indagine congiunturale di Unioncamere regionale, con il focus proprio su questo periodo difficile per la nostra economia.

In complesso, le imprese manifatturiere modenesi intervistate tra la fine di aprile e metà maggio hanno dichiarato di essere attive nel 90% dei casi ed il risultato regionale risulta analogo (91%), tuttavia nonostante l'apertura si sono avute notevoli ripercussioni sia sugli ordinativi che sul fatturato. Infatti ben il 60% delle imprese rimaste aperte ha dichiarato una diminuzione degli ordini maggiore del 20% dall'inizio del lockdown, mentre il 25% di esse ha denunciato un calo fino al 20%, solamente il 12% ha riscontrato ordinativi stabili. Quasi lo stesso andamento si riscontra per il fatturato, dove il 62% di imprese perde più di un 20% delle vendite, mentre il 25% perde fino al 20%.

Vanno molto meglio le imprese esportatrici, infatti tra di esse solamente il 39% denuncia diminuzioni di ordini esteri maggiori al 20%, stessa percentuale per il fatturato estero, mentre la maggioranza (44%) dichiara un ammontare di ordini immutato, che scende al 42% per la variabile del fatturato.

A fronte di questo cambiamento repentino dell'andamento economico ben il 58% delle imprese manifatturiere ha cambiato la struttura organizzativa e il 44% ha apportato delle modifiche nelle modalità di approvvigionamento, produzione e distribuzione dei prodotti. Nonostante siano rimaste aperte, la maggioranza delle imprese ha ridotto la produzione (91%), il 7% l'ha incrementata, mentre solamente il 3% si è convertito a produrre altri manufatti.

La riduzione generalizzata delle produzioni ha ovviamente creato problemi anche nelle forniture, che nel 57% sono state rallentate e nel 56% addirittura interrotte. A fronte di un tale impatto il 66% delle imprese è ricorsa alla cassa integrazione per i suoi dipendenti, il 31% ha attivato lo smart working, mentre il 12% ha ridotto il numero degli occupati, inoltre il 16% non ha realizzato le assunzioni previste e non ha rinnovato i contratti in scadenza (alcune domande sono a risposta multipla, pertanto la somma delle quote può non risultare pari a 100, ndr).

Infine per affrontare il futuro il 45% è alla ricerca di nuovi clienti e mercati, il 19% cambierà l'organizzazione del lavoro e il 16% progetterà nuovi prodotti.

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