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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Occupazione, dopo quattro anni si ferma la crescita. Passivi pesanti per la ristorazione

Unioncamere fornisce i dati sul lavoro in Emilia-Romagna, dove si registra un calo consistente per alcuni settori più colpiti dalla pandemia. Resiste il commercio, crescono i settori dell'informatica e della finanza

Cala anche se non in tutti i settori l'occupazione in Emilia-Romagna nel terzo trimestre 2020. A fine settembre, gli addetti attivi in regione erano 1.698.647, ovvero 45.148 in meno (-2,6%) rispetto allo stesso trimestre del 2019. Il trend negativo, segnala Unioncamere, si rafforza leggermente, quindi, dopo l'inversione di tendenza del secondo trimestre, che aveva messo fine a una fase positiva che durava da più di quattro anni.

Ma, appunto, il lavoro non diminuisce in tutti settori. Sul dato trimestrale incide il terziario, nel quale gli addetti sono scesi a 993.125 con una riduzione di 33.968 unità (-3,3%) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Si tratta di una flessione deriva da quella degli addetti dell'insieme degli altri servizi (tra cui l'alloggio e la ristorazione), che sono risultati 706.762 e dunque pari a ben -26.804 unità (-3,7%). La dinamica negativa è stata inferiore nel commercio, i cui addetti sono risultati 286.363 con un calo del 2,4% (-7.164 unità). In agricoltura sono scesi a quota 78.082, con una perdita di 4.994 unità (-6%). La consistenza nell'industria ha subito una flessione più contenuta scendendo a quota 492.920 unità (-6.586 unità, -1,3%), connessa però al forte calo delle attività di fornitura di personale. Infine, il settore delle costruzioni ha mostrato una tenuta, anche grazie alle misure di stimolo adottate, tanto che gli addetti sono di nuovo aumentati lievemente (+0,3%, +459 unità) a quota 134.520.

In questo quadro, il blocco dei licenziamenti ha contenuto gli effetti sull'occupazione ma non ha evitato che fasce di lavoratori meno protetti (stagionali, contratti a termine, collaboratori con partita Iva) subissero gli effetti negativi della pandemia. La flessione degli addetti è stata determinata in primo luogo dalla perdita di 8.671 addetti (-6,2%) dei servizi di ristorazione e dalla più rapida caduta dei servizi di alloggio (-7.285 unità, -18,5%). Per le stesse ragioni, un altro evidente calo si è verificato nelle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale (-6.158 unità, -13,5%) e uno più contenuto dalle attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (-1.518 addetti, -6,9%), sulle quali si è scaricata la sofferenza di vari settori tra cui l'industria.

Il commercio, nel complesso, ha risentito della pandemia in misura relativamente più contenuta, con la perdita di 4.658 addetti del dettaglio (-3,1%) e di 2.218 addetti dell'ingrosso (-2,1%), ma con discrepanze al proprio interno tra piccola e grande distribuzione. Non mancano inoltre cali degli addetti di altri due settori che hanno risentito molto della pandemia: le attività sportive, di intrattenimento, di divertimento (-1.674 unità, -8,8%) e creative, artistiche (-1.210 unità, -16,5%).

Ma dove cresce invece l'occupazione? Tra le attività che hanno registrato un aumento degli addetti rispetto allo scorso anno, il contributo più rilevante arriva dal settore produzione di software-consulenza informatica (+1.714 unità, +8%). C'è anche un aumento degli addetti delle attività di servizi finanziari (1.688 unità, +5,2%) e quelli alla fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione (+1.163 unità, +8,7%).

(DIRE)

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