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Economia

Raddoppiano i fatturati, ma calano gli occupati nelle industrie modenesi

Uno studio di Unicredit su imprese Confindustria mette in evidenza luci e ombre della "ripresina". Export al +6,1% e import al +4,6%, ma i benefici sull'occupazione non si vedono

Fatturati che crescono il doppio rispetto alla media nazionale, redditività in progressione con un margine operativo che passa da un valore medio del 7,5% negli anni 2014-2016 (7,3% in Italia) ad una stima dell'8% per il 2017 (7,6%). I dati della ricerca dell'ufficio "Territorial & Sectorial Intelligence" di UniCredit, basata su un campione di 28.000 imprese regionali e illustrata oggi a Confindustria Modena, dicono che l'Emilia-Romagna puo' guardare al futuro con "ottimismo" e confermarsi tra le regioni piu' virtuose per capacità di reazione alla crisi. I numeri si inquadrano in un trend già segnalato, qua e là, dal presidente della Regione Stefano Bonaccini sulla base di altre ricerche recenti. I dati sul commercio estero premiano l'Emilia-Romagna tra le regioni manifatturiere (Piemonte, Veneto, Lombardia e Marche) con segni positivi: +6,1 l'export e +4,6% l'import, recita il confronto tra il quarto trimestre 2015 sullo stesso periodo dell'anno precedente. 

E vengono confermati i segnali di miglioramento per il mercato del lavoro dell'Emilia-Romagna, con una riduzione del tasso di disoccupazione pari al -1,2% e un incremento degli occupati nei servizi (+2,2%) e nel settore agricolo (+2,8%), anche se negli ultimi mesi del 2015 spicca una riduzione di quelli nell'industria del -2%. In generale l'Emilia-Romagna, rileva la ricerca Unicredit, rientra tra le aree che già nel periodo 2014-2016 avevano puntato sugli investimenti: quelli fissi lordi, che fanno riferimento alle risorse provenienti sia dalle imprese sia dal settore pubblico, segnano un aumento medio dell'1,8% all'anno (in Italia l'incremento è del +1,6%). L'anno prossimo si dovrebbe andare oltre, passando ad un +2,8%, superiore al +2,5% atteso a livello nazionale.

I settori che incidono positivamente in regione restano la manifattura, l'automotive, la meccanica e le specialità medicinali, sia per dimensione sia per ricavi attesi, insieme con alcuni comparti dei servizi piu' dinamici (servizi ad imprese e famiglie) o legati all'industria (ingrosso di macchinari e altri beni strumentali). E, soprattutto, le imprese dell'Emilia-Romagna appaiono piu' competitive. Rispetto alla media nazionale, infatti, risultano piu' numerose le imprese emiliano-romagnole che potrebbero generare ricavi totali ad un buon ritmo negli anni 2015-2017, in gran parte associandoli a bassi livelli di indebitamento (imprese "champions", il 14% del campione Unicredit) o a costo di una certa fragilità finanziaria (imprese "emergenti", il 3%). 

L'Emilia-Romagna si caratterizza, infatti, per un minor numero di imprese giudicate "mature", ovvero con tassi di crescita moderati (inferiori al 3% all'anno) pur in presenza di una buona solidità economica (il 66% del campione). In linea col quadro nazionale, invece, si mostra la quota di imprese segnata ancora da business scarsamente redditizi e da livelli di sostenibilità finanziaria non invidiabili (le imprese "turnaround", valgono il 17% del campione). Il workshop di oggi nella sede di Confindustria Modena è stato aperto da Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia e sindaco di Modena, e da Valter Caiumi, presidente degli stessi industriali locali. 

(DIRE)

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