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Mercoledì, 29 Marzo 2023
Economia

Covid, nel 2020 l'epidemia ha "congelato" il tessuto imprenditoriale modenese

Crollano le aperture di nuove imprese, ma anche le cessazioni. Perdono aziende gran parte dei settori manifatturieri, mentre nei servizi il calo è concentrato solamente nel commercio e nei trasporti

Infocamere ha rilasciato i dati relativi alla natimortalità delle imprese per l’anno 2020. L’elaborazione del Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio di Modena evidenzia che risultano 72.238 le imprese registrate al 31/12/2020, con un calo congiunturale dello 0,5% pari a 330 imprese in meno rispetto al 30 settembre 2020.

L’esame dell’intero anno mostra un calo superiore, 523 imprese in meno rispetto al 31 dicembre 2019, con una variazione tendenziale del -0,7%; si precisa che a tale diminuzione concorrono anche 173 imprese cancellate d’ufficio, cioè dall’eliminazione da parte della Camera di Commercio delle imprese non più operanti ma ancora iscritte al Registro Imprese.

A livello regionale l’andamento è simile (-0,6%), mentre nel totale Italia la diminuzione è più contenuta (-0,2%).

Tuttavia l’aspetto veramente particolare degli effetti della pandemia sulla natimortalità imprenditoriale è la sensibile diminuzione delle movimentazioni del Registro Imprese. Infatti nel 2020 le iscrizioni totali ammontano a 3.427 con un calo del 19,7% rispetto al 2019, mentre le cessazioni non d’ufficio sono diminuite del 14,0% raggiungendo un ammontare di 3.781. Il tessuto imprenditoriale sembra pertanto immobilizzato, in attesa dell’evolversi dei contagi e dei risultati dei ristori messi in campo dal governo.

In questa situazione particolare i confronti tendenziali sono solamente indicativi di una tendenza in atto che si potrà definire più precisamente nei prossimi trimestri, quando si potrà testare l’efficacia dei vaccini nell’arrestare la pandemia e valutare meglio le prospettive economiche future.

L’esame delle imprese attive per forma giuridica mostra come le società di capitale siano le uniche che continuano ad aumentare (+2,5%), mentre scendono inesorabilmente le società di persone (-2,7%), seguite dalle “altre forme giuridiche” (-1,8%) e dalle imprese individuali (-1,7%).

La diminuzione delle imprese che hanno dichiarato l’effettivo inizio di attività, cioè delle imprese attive, è più marcata di quelle registrate, scende infatti al -0,8% la variazione tendenziale e quasi tutti i macrosettori risultano negativi, a partire dall’agricoltura (-2,7%), seguita dall’industria manifatturiera (-1,5%) e dai servizi (-0,6%). Rimangono positive le imprese delle costruzioni (+0,7%) forse per gli incentivi alle ristrutturazioni emanati dal governo.

Il dettaglio dell’industria manifatturiera indica un aumento solamente nei settori che producono beni necessari alla cura del Covid come l’industria chimica e farmaceutica (+6,0%), la fabbricazione di articoli in gomma e plastica (+4,3%), rimane inoltre in crescita anche la riparazione e manutenzione di macchinari (+4,4%). Tutti gli altri settori perdono imprese, in particolare il tessile abbigliamento (-3,9%), la fabbricazione di carta e prodotti di carta (-3,8%), l’industria del legno (-3,6%), la ceramica (-3,4%) e la fabbricazione di mobili (-3,2%). Risulta stabile la produzione di mezzi di trasporto.

Nel terziario invece gli andamenti sono diversificati, ad esempio è buono l’andamento dell’istruzione (+4,3%), delle attività finanziarie e assicurative (+4,2%) e discreta la crescita del noleggio e servizi di supporto alle imprese (+0,9%) e delle attività professionali scientifiche e tecniche (+0,6%). Cominciano invece a palesarsi gli effetti delle chiusure sul commercio (-2,3%), sul trasporto e magazzinaggio (-1,2%) e sulla sanità e assistenza sociale (-1,3%). Rimangono pressoché stabili i servizi di alloggio e ristorazione (+0,3%) anche se sono i più colpiti dalle restrizioni di legge.

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