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Economia

Denuncia Cgil, rinunce ai diritti imposte con la minaccia del licenziamento

Riduzione di stipendi e dimensionamenti di carriera possono essere “armi improprie” nelle mani dei datori di lavoro. Il sindacato mette in guardia i lavoratori e invita a tenere alta la guardia su questo fenomeno sommerso

L'occhio vigile della Cgil di Modena sulle condizioni del mercato del lavoro si è occupato in questi anni di crisi di denunciare quei fenomeni legati al mondo del lavoro che stanno maggiormente caratterizzando il nostro territorio: aumento della disoccupazione, ore di Cassa Integrazione in costante crescita, crisi aziendali.

A questi fenomeni che sono evidenti e possono essere in qualche modo censiti e misurati, se ne aggiunge un altro, semisconosciuto, ma non per questo meno insidioso e pericoloso, che oggi la Cgil porta all'attenzione di tutti. Claudio Riso, responsabile mercato del lavoro segreteria Cgil Modena, denuncia il fatto che, da qualche tempo, diverse aziende chiedono i loro dipendenti di sottoscrivere accordi in cui sono previsti demansionamenti, riduzioni di stipendio, e rinunce varie: si tratta di modalità sbagliate e quantomeno discutibili, volte a ridurre il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori. “Il punto è – sottolinea la Cgil – che in molti casi si tratta di aziende che non hanno neppure mai fatto ricorso agli ammortizzatori sociali e ovviamente mettono il lavoratore davanti ad una sorta di ricatto: rinunce e riduzione di stipendio, contro il mantenimento del posto di lavoro”.

Secondo il sindacato confederale, inoltre, si tratta di una pratica “vietata per legge, dal momento che il Codice civile proibisce ogni patto di questo tipo ed è consentito farvi eccezione esclusivamente nel caso di reale ed oggettivo rischio di perdita del posto di lavoro”. Risulta evidente come in situazioni di questo tipo il lavoratore sia la “parte debole” e, di fronte alla minaccia di perdere il lavoro, sia disposto ad accettare svariate imposizioni.

La Cgil, invitando i lavoratori a rivolgersi presso le sue sedi per chiedere approfondimenti e verifiche. Chiede quindi alle imprese, ma anche ai loro consulenti e alle associazioni di categoria, una maggiore responsabilità sociale: “Con la riduzione dei diritti non si va da nessuna parte, e anziché scaricare tutta la crisi sui lavoratori è necessario e doveroso utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione da leggi e contratti”.

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