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Lavoro Modena: occupazione in calo in tutta la provincia

L'analisi di Claudio Riso, responsabile mercato del lavoro Segreteria Cgil Modena: "22.662 i senza lavoro, di cui 13.498 disoccupati e 9.164 quelli iscritti nelle liste di mobilità"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

Sono 22.662 i senza lavoro in provincia di Modena, di cui 13.498 disoccupati e 9.164 quelli iscritti nelle liste di mobilità. Come ormai accade da tempo, sono in aumento: nel raffronto ottobre 2012 con lo stesso mese dello scorso anno sono aumentati di 1.643 unità. Mentre da gennaio 2012 ad oggi si sono persi quasi 4.000 posti di lavoro di cui 2.400 nell’area di Modena. 

La provincia di Modena ha praticamente smesso di essere un'isola felice nel panorama nazionale e segue la stessa tendenza che hanno le dinamiche occupazionali nel resto d'Italia. Nei dati forniti questa mattina dall'Osservatorio Provinciale sul Mercato del Lavoro della Provincia di Modena si riscontrano una serie di elementi estremamente preoccupanti: calano le assunzioni con tutte le modalità e tipologie contrattuali, sia subordinate che parasubordinate. Gli effetti della crisi e del recente sisma continuano a rendere quanto mai incerte le prospettive economiche, per questo diventa sempre più difficile entrare nel mercato del lavoro, dove anzi si registra un’emorragia di posti. Il forte calo delle assunzioni è inoltre tra le cause alla base della crescente disoccupazione giovanile, anche a Modena in linea con il trend nazionale. Va inoltre ricordato che gli effetti della crisi uniti alle norme delle recenti riforme introdotte dal Governo Monti e dal ministro Fornero su mercato del lavoro e pensioni, che innalzano l'età pensionabile, creano di fatto un tappo all'ingresso di nuova occupazione e in particolare dei giovani. 

È un po’ tutto il territorio modenese ad essere penalizzato, con l'eccezione di Pavullo che va in controtendenza per il prolungamento della stagionalità (commercio e pubblici esercizi) e per i flussi seguiti al sisma. 
Oltre all'aumento della disoccupazione, pesa anche l'aumento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, in particolare la Cigs, che aumenta rispetto allo scorso anno, così come il numero di lavoratori coinvolti. 
A destare preoccupazione è anche la previsione secondo la quale anche nel 2013 la situazione non sarà migliore e la ripresa dell'occupazione, se ci sarà, sarà debole e lenta. 

È ormai evidente che in tutta Italia, e Modena non fa eccezione, il problema occupazionale assume dimensioni da vera e propria emergenza sociale. Inoltre a Modena siamo preoccupati che le diverse crisi aziendali del territorio, insieme all’incertezza dovuta al cambio degli assetti societari di alcune importanti aziende, possano prefigurare una situazione ancora peggiore.

Il governo Berlusconi, negando la crisi, ne aveva paradossalmente amplificato gli effetti. Il governo attuale, invece, pur riconoscendone la consistenza, non è mai intervenuto con provvedimenti che potessero mitigarne gli effetti sui lavoratori e non ha saputo far altro che affrontare ogni emergenza con logiche ragionieristiche che non hanno incentivato gli investimenti, la ripresa e l'occupazione. In tale contesto, rappresenta un enorme problema lo scarso stanziamento di risorse per gli ammortizzatori in deroga per il prossimo anno che permetterà di arrivare a stento a coprire il primo semestre (800 milioni stanziati, a fronte di almeno 1,5 milioni che sarebbero invece necessari), così come, in generale, la riforma degli ammortizzatori sociali prevista dal ministro Fornero, rischia di essere ulteriormente penalizzante.

Inoltre, dal 1° gennaio saranno a rischio altri posti di lavoro, alcune centinaia nella nostra provincia, se saranno applicate integralmente le disposizioni della “spending review”, più quelli derivanti dal possibile taglio dei precari nella Pubblica Amministrazione come annunciato di recente dal ministro Patroni Griffi. È urgente ripensare le politiche economiche e del lavoro. Servono interventi e politiche di sviluppo, assetti contrattuali certi che garantiscano la tutela del potere d'acquisto di salari e stipendi, per chi un lavoro ce l'ha, e investimenti che possano creare nuova occupazione. In tutto questo è necessaria una spinta, che parta dal pubblico, dallo Stato che, oltre a coordinarne la regia, dovrà anche reperire le risorse necessarie.

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