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Economia e pandemia: impatto meno forte della crisi del 2009

È stata presentata stamattina la 13^ edizione dell’Osservatorio Economia e Lavoro in provincia di Modena elaborato da Ires Emilia-Romagna per conto della Cgil di Modena che mette in luce l’impatto della pandemia da Covid-19 sull’economia e sulla società

Il tredicesimo Osservatorio sull’economia e il lavoro della provincia di Modena, presentato questa mattina,  non può che partire dalla lettura dell’impatto della pandemia da Covid-19 sull’economia e sulla società, dalla vita delle persone, alla salute, dal lavoro, al tempo libero e ai consumi enormi, per molti versi senza precedenti, sia per la straordinarietà e l’imprevedibilità della causa, sia per estensione e rapidità dell’aggravamento. La pandemia, come noto, è purtroppo ancora in essere, dagli sviluppi non facili da prevedere e i cui effetti saranno davvero consistenti su qualsiasi aspetto.

VIDEO | Economia modenese in pandemia: in aumento la disoccupazione giovanile

Soltanto nel prossimo futuro sarà possibile comprendere l’effettivo impatto di questo evento epocale. Ma già dai dati a disposizione, relativi al 2020 e dunque comprensivi di tutta la prima fase pandemica della primavera e della seconda, avviatasi con l’autunno, consentono di tracciare un quadro di grande interesse sulle diverse dimensioni socio-economiche, facendo come solito riferimento a una pluralità di fonti dati, da quelle Istat per gli aspetti demografici, a quelle Inps, Siler, Istat per lo studio del mercato del lavoro e delle dinamiche occupazionali, e via dicendo.

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A livello macroeconomico, dopo il rallentamento avviatosi anche a livello regionale e provinciale già nel 2019, a monte quindi della pandemia, l’impatto della pandemia risulta assai marcato: nel 2020 il valore aggiunto dell’Emilia-Romagna diminuisce quasi del 9,0% e quello della provincia di Modena dell’8,0%; le 6 esportazioni presentano una flessione dell’8,2% sia a livello provinciale che regionale, con tutti i principali comparti dell’export provinciale – dai macchinari al tessile e abbigliamento, dal ceramico agli autoveicoli – che mostrano il segno negativo, con l’unica eccezione, parziale, per gli alimentari e soprattutto per i prodotti farmaceutici.

Nel 2020 è poi proseguita, evidenziando anche una leggera accelerazione rispetto agli andamenti degli anni precedenti, la contrazione del tessuto imprenditoriale, con l’incremento esclusivamente delle società di capitale.

Economia a Modena

Per comprendere  a livello provinciale gli effetti che la pandemia e le conseguenti misure restrittive hanno avuto si può partire dall’analisi in chiave diacronica dell’andamento del valore aggiunto. Come  rappresentato dopo la doppia flessione propria dell’andamento “a doppia V” registrato in occasione della crisi economico-finanziaria nei periodi 2009-2010 e 2012-2013, il quadriennio 2016-2019 è stato piuttosto positivo per l’economia modenese. In questi quattro anni, complessivamente, la crescita dell’economia modenese è stata superiore a quella media regionale, così da superare anche in valori assoluti i picchi massimi raggiunti negli anni precedenti.

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Il 2020 rappresenta un punto di rottura, con un decremento dell’8,0%. Questa flessione è meno pesante di quella registrata a livello regionale (-8,7%); anzi, si può aggiungere che la provincia di Modena, insieme a quella di Ravenna (-7,8%), sono quelle che mostrano la contrazione più contenuta; all’opposto si trovano le province di Piacenza (-10,7%) e di Rimini (-9,8%)12 .

Mercato del lavoro

L’impatto della pandemia risulta del tutto evidente, come facilmente ipotizzabile, anche sul mercato del lavoro, nonostante il blocco dei licenziamenti e l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali.

I dati Istat sulle Forze lavoro mostrano, nell’ultimo anno nella provincia di Modena, un decremento del numero di occupati di quasi 4.500 unità (-1,6% e -2,7% se si considerano le sole donne). Ciò si riflette naturalmente sull’andamento del tasso di occupazione (rapporto percentuale fra gli occupati e la popolazione di 15-64 anni di età), che risulta in marcato peggioramento a livello provinciale – dove passa dal 69,8% del 2019 al 68,5% del 2020. Per l’Emilia-Romagna il tasso a sua volta cala dal 70,4% al 68,8%, mantenendosi dunque leggermente più elevato.

Nel 2020, nella provincia di Modena, contrariamente a quanto osservato per l’Emilia-Romagna nel suo insieme, si è rilevato un significativo decremento delle persone in cerca di occupazione di oltre 2.900 unità.

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In parallelo, diminuiscono di oltre 2.900 unità i disoccupati, con il tasso che conseguentemente passa dal 6,5% del 2019 al 5,8% del 2020. Questa parallela flessione degli occupati e dei disoccupati può essere spiegata considerando gli inattivi il cui numero è aumentato di oltre 8.800 unità (+7,9%). Se si guarda ai dati Siler sul lavoro dipendente, si nota chiaramente l’impatto negativo della pandemia in particolare nei primi due trimestri dell’anno e un netto recupero a partire dal mese di luglio, con il terzo e, soprattutto, il quarto trimestre che si chiudono con un saldo attivazioni-cessazioni positivo, tanto che al 31 dicembre 2020 si rilevano oltre 3.200 posizioni di lavoro in più rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Ciò anche grazie agli interventi straordinari adottati dal governo e all’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali, a partire dalla Cassa integrazione guadagni, le cui ore autorizzate sono cresciute in maniera mai sperimentata.

Le retribuzioni

Sulla base dei dati resi disponibili da Inps, aggiornati all’anno 2019, il livello medio è pari a 25.751 euro annui, superiore a quello regionale (23.757 euro).

Come atteso, risultano essere notevoli gli scostamenti rispetto al dato medio appena riportato; infatti, per gli operai la retribuzione media provinciale si abbassa a 20.162 euro. Se si considera che gli operai a livello provinciale, così come regionale, costituiscono oltre la metà dei lavoratori subordinati, è facile rendersi conto della rilevanza di questi differenziali retributivi.

Una situazione ancora più critica si ravvisa per gli apprendisti (con una retribuzione media che non arriva a 14.700 euro medi annui), che tuttavia costituiscono appena il 4,8% degli occupati subordinati della provincia di Modena.

Si evidenziano inoltre notevoli differenziali retributivi rispetto al genere, nella provincia di Modena così come che nel resto della regione. La differenza fra la retribuzione media femminile e quella maschile a Modena supera nel 2019 i 9.600 euro, ossia il 32,3% di retribuzione in meno per le donne rispetto agli uomini, a fronte dei 9.132 euro dell’EmiliaRomagna (–32,9%). Dalla tab. 3.5 si può osservare come i differenziali siano rimasti pressoché costanti negli anni, sia a livello provinciale che regionale.

Impatto demografico

Da un punto di vista demografico, se si guarda al periodo marzo-dicembre 2020, si osserva un incremento del numero dei decessi rispetto a quello mediamente registrato nei cinque anni precedenti superiore a livello provinciale al 20% (e ancora più elevato a livello regionale, per le situazioni ancora più drammatiche vissute in alcune province, a partire da quella di Piacenza), con picchi assai superiori per varie realtà comunali modenesi.

Per questo impatto, ma anche per il prosieguo della contrazione della natalità e per flussi migratori in diminuzione, la popolazione residente nella provincia di Modena risulta per la prima volta dopo diversi anni in flessione. Oltre alla denatalità, un fenomeno sicuramente da tenere al centro dell’attenzione è l’invecchiamento della popolazione.

Mortalità

Per quanto riguarda infine il dato sulla mortalità, tra marzo e dicembre 2020 si registra a livello provinciale un incremento dei decessi del 20% rispetto a quelli abitualmente registrati negli anni precedenti: se a questo si aggiunge il fenomeno della denatalità e dei flussi migratori in diminuzione, la popolazione residente nella provincia di Modena risulta per la prima volta dopo diversi anni in flessione.

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