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Economia Frassinoro

Trenton, Giovetti: "Ecco tre linee d'azione per evitare di tornare ai generatori a olio"

Snellimento delle procedure burocratiche per attivare impianti di produzione di energia green; sgravi che compensino gli investimenti per l’autonomia energetica e separazione del costo dell’energia da quello del gas

Arriva da Carlotta Giovetti, amministratore unico di Trenton, l’azienda meccanica dedicata alle macchine per l’agricoltura e il movimento terra, la proposta di tre linee d’azione per dare una risposta efficace al bisogno immediato e futuro delle aziende di arginare il costo dell’energia e del gas: snellimento urgente delle procedure burocratiche per attivare impianti di produzione di energia green; sgravi che, nel bilancio complessivo di un’azienda, compensino per un certo lasso di tempo gli investimenti per l’autonomia energetica. E, nel frattempo, sganciare il costo dell’energia da quello del gas. 

Trenton, che con tre stabilimenti sugli Appennini modenese conta 150 dipendenti per 35 milioni di fatturato con una produzione che per il 75% va all’estero, minaccia di dover tornare ai generatori a gasolio. “Le fonti più accreditate danno per certo che il costo dell’energia, pur con interventi calmieranti, non tornerà più ai livelli medi di tariffe ante crisi. - spiega l’imprenditrice - Per la nostra azienda si apre una fase delicata: non sarà possibile ricaricare l’aumento immediato dei costi sul prodotto”. Pragmaticamente, Giovetti si chiede infatti: “Quanto verrebbe a costare un trattore? E, ammesso che si eluda la domanda, chi comprerebbe un macchinario a cifre esorbitanti?”. 

È per questo che Giovetti con il team azienda è già da settimane al lavoro per attivare una serie di interventi e di strategie che riducano l’impatto sulla bolletta. “Ma non ce la possiamo fare da soli, soprattutto per attivare interventi di medio-lungo periodo”. Da imprenditrice, passa subito dalle parole ai fatti. “Abbiamo realizzato un impianto fotovoltaico che ci assicura il 10% dell’energia e saremmo pronti ad ampliarlo, ma è letteralmente un calvario. Tra autorizzazioni, contro autorizzazioni, sopralluoghi, certificazioni aggiuntive sembra quasi che si stia facendo qualcosa di negativo anziché operare per la sostenibilità e l’innovazione”, afferma, ricostruendo tutto l’iter che è stato necessario per il primo impianto “nonostante operassimo con aziende completamente italiane, il prodotto fosse italiano e le tutte le certificazioni di qualità e  trasparenza di cui la nostra azienda è in possesso”. 

Da qui l’appello a semplificare le procedure, pur mantenendo i controlli necessari. Ma non basta: “Le aziende saranno impegnate in investimenti significativi, occorre pensare a misure che siano in qualche modo compensative: per esempio forme di sgravio fiscale a tempo per chi opera certi tipi di intervento”. Si tratta, cioè, di trovare un bilanciamento tra lo sforzo di intrapresa a favore di tutta la collettività e i benefici che gli attori impegnati in tale sforzo possono avere. 

Alla Trenton stanno valutando poi “di recuperare il calore, a fine energetici, prodotti dalle linee di produzione, che devono restare in attività continua. Anche in questo caso – illustra l’imprenditrice – i costi di investimenti non sono banali e, soprattutto, sono interventi che richiedono tempo. Così come l’eventualità di introdurre produzione di energia con sistemi a pellet”. 

Trenton, avverte ancora l’imprenditrice, sta cercando di affrontare il cambio di paradigma in atto con interventi sostenibili. “Una direzione che deve essere sostenuta dalle istituzioni, perché in alternativa il mercato sta già riproponendo la soluzione rapida dei generatori a gasolio. Sarebbe un ritorno al passato – evidenzia -. È chiaro, però, che se le imprese sono costrette a scegliere tra strade impervie per interventi sostenibili e la vita dell’azienda, la strada è segnata”. 

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