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Economia

Crisi, l'industria modenese sopravvive solo grazie all'export

I numeri forniti da Confindustria in occasione dell'Assemblea generale di quest'oggi disegnano una situazione interna drammatica: soltanto chi sa esportare ed innovare riesce a sopravvivere. Ce la fa il biomedicale, ma crolla il ceramico

L'indagine di Confindustria Modena sull'impresa manifatturiera della nostra provincia evidenzia un quadro economico fatto di molte ombre e qualche luce che timidamente prova a brillare. L'andamento della produzione continua il suo trend negativo, seppur attenuandosi al -0,06% nel primo trimestre dell'anno. A preoccupare rimane la costante discesa dei consumi interni ed il conseguente calo degli ordini (-6,36% rispetto allo scorso anno), che fanno essere il Presidente degli industriali modenesi, Pietro Ferrari, molto cauto sulla paventata possibilità di ripresa del 2014.

L'IMPRESA DEL BIOMEDICALE – Abbattuto dal terremoto dello scorso anno, il settore biomedicale sta facendo vedere i numeri migliori di tutta l'industria modenese. Tutti gli indicatori sono positivi, compreso quello occupazionale, ma pesa ancora una volta la crisi degli ordini interni. Fortunanatamente, l'export fa da salvagente.

CRESCE IL TESSILE – Dopo la profonda crisi, che ha radici profonde, il settore del tessile e dell'abbigliamento fa registrare nel primo trimestre 2013 numeri positivi, specialmente in riferimenti al fatturato (+8,87%) e all'occupazione (+1,68%) che sono le variazioni percentuali più alte fra tutti i settori esaminati da Confindustria nell'indagine.

CERAMICHE IN PICCHIATA – Vero tallone d'Achille della provincia è il distretto ceramico pedemontano, che continua a lanciare segnali preoccupanti dato che, nonostante sgravi e ricostruzioni, il settore edilizio è ormai fermo in tutto il paese. Così la produzione crolla del 5,55%, i fatturato la segue con il -8,06% e gli occupati calano del 0,68%. Rispetto a tutti gli altri settori manifatturieri, neppure l'export sorride alle ceramiche.

Dai numeri appare evidente che la momentanea salvezza dell'impresa modenese è data dall'acquisizione di nuove fette di mercato estero. Nel triennio 2010-12 la quota di export nella nostra provincia ha registrato un incremento del 12%: un'enormità se si pensa che la media europea è del 3% e quella dei paesi emergenti (Bric) è dell'8,5%. Questo fattore apre perciò una seria riflessione su un intervento non più dilazionabile che risollevi i consumi interni e faccia respirare l'economia domestica: in questo senso dall'attuale Governo anche gli industriali modenesi si aspettano meno chiacchiere e più soluzioni e capacità di programmazione.

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