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Economia

Bilancio Legacoop Estense: ripercussioni pesanti legate al covid ma si punta al futuro

Durante il lockdown ricorso agli ammortizzatori sociali per il 67% delle associate e riduzione dei fatturati per diversi settori. Occorre consolidare la collaborazione pubblico-privato e costruire progetti cooperativi territoriali per sfruttare al meglio le risorse europee

Dopo un 2019 di risultati positivi, caratterizzato da una sostanziale stabilità, le cooperative associate si sono trovate ad affrontare un anno difficile, drammatico per alcune filiere. L’84% delle nostre associate ha infatti subìto gli effetti negativi della pandemia in termine di flessione dei ricavi, aumento dei costi e dei debiti finanziari, impatto sul lavoro. Ma, pur nella difficoltà, le cooperative hanno mostrato importanti segnali di resilienza e la volontà di essere vicine al territorio e alla comunità. Per favorire una ripartenza, oltre al sostegno nell’immediato, serve una solida programmazione capace di attrarre sul territorio le risorse europee, per supportare lo sviluppo di filiere competitive in un’ottica di area vasta”. Con queste parole il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini ha aperto la videoconferenza stampa per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e guardare al futuro.

La stabilità del 2019

Il 2019, cui fanno riferimento i dati presentati, ha registrato una sostanziale tenuta. Legacoop Estense associa fra Modena e Ferrara 209 cooperative, con circa 480.000 soci, 31.000 occupati e un valore della produzione di 6,4 miliardi di euro.
La prevalenza mutualistica, che misura la partecipazione attiva da parte dei soci alla vita della cooperativa, ha una media del 79% (+2,5% rispetto all’anno precedente). L’occupazione rimane stabile a circa 31.000 addetti, con l’86% di rapporti a tempo indeterminato; oltre 50% la quota di occupazione femminile (media regionale 44%).

L’impatto del covid-19

Il Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni su quasi tutte le associate, con conseguenze più drammatiche in filiere non riconosciute come essenziali (quali cultura, turismo, socialità), meno in altre (agroalimentare, utility, assicurazioni e finanza).
La crisi ha colpito le imprese indipendentemente dalle dimensioni ma le cooperative medio-grandi, grazie ad una più solida struttura organizzativa e finanziaria, hanno mostrato una superiore capacità di tenuta e di resilienza.

Durante il lockdown, il 67% delle aderenti ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, che hanno coinvolto circa il 30% dei lavoratori complessivi. Grazie a riserve e disponibilità, e nonostante le perdite di fatturato e di liquidità, il 75% delle cooperative che ha fatto ricorso agli ammortizzatori è stata in grado di anticiparli ai dipendenti.
In occasione del lockdown primaverile, il sistema bancario ha iniziato ad erogare le risorse previste dal Governo a sostegno del credito e della liquidità con un ritardo medio di circa 3 mesi dalle pubblicazioni dei decreti di riferimento; maggiore la prontezza nell’attivazione delle moratorie, che quasi tutte le associate di Legacoop Estense hanno richiesto e ottenuto.

L’impatto per settore

Agroalimentare e pesca. Ai danni causati da cambiamenti climatici e cimice asiatica si è sommato, in Italia e all’estero, il crollo del canale Horeca dovuto alla chiusura di bar, ristoranti, hotel e mense, solo in parte compensato dall’andamento in controtendenza della GDO.

Distribuzione e consumo. Nel lockdown sono stati penalizzati i grandi centri commerciali per le limitazioni ai movimenti sui territori, mentre hanno ottenuto risultati positivi i punti vendita di prossimità. Oggi sono pesanti le ripercussioni sulle vendite derivanti dalle chiusure prefestive e festive dei negozi nelle gallerie commerciali e dei reparti no-food negli ipermercati.

Ristorazione collettiva. Brusco stop durante il lockdown, difficoltà di ripresa delle mense scolastiche e universitarie e dell’utilizzo dei buoni pasto; anche lo smart working ha inciso negativamente, e incide tuttora, sui ricavi complessivi.

Industria. Hanno tenuto parzialmente le imprese cooperative collegate alla filiera della GDO e quelle a forte internazionalizzazione. Danni significativi per le attività concentrate sul mercato domestico.

Cooperazione sociale. Ha dimostrato una grande professionalità nel rispondere all’emergenza, affrontando anche i costi organizzativi per la gestione in sicurezza delle strutture. Problematica la carenza di personale infermieristico, assorbito dalla Sanità. Dopo lo stop ai servizi educativi e assistenziali in presenza, la ripartenza è stata complessa, ma è stata positiva la collaborazione pubblico/privato.

Filiera costruzioni. La sospensione dei cantieri ha avuto ripercussioni su tutta la filiera. Si rilevano però andamenti diversificati per chi ha una presenza significativa all’estero.

Trasporti e logistica. Hanno tenuto i servizi legati alla logistica agroalimentare, alla lavorazione carni e alla distribuzione dei generi essenziali.

Pulizia e igiene ambientale. Alla ripartenza, l’elevata richiesta delle attività di sanificazione ha parzialmente compensato le perdite causate dalle riduzioni dei servizi in fase di lockdown.

CulTurMedia.

Pesantissime ripercussioni per tutti i servizi legati a cultura e turismo (teatri, mostre, spettacoli, eventi, convegni, congressi, fiere, circoli e polisportive) con perdite ingenti (picchi fino al 90% del fatturato totale) che perdurano nel periodo autunnale.

Cooperazione

Nonostante le pesanti conseguenze del lockdown, le cooperative si sono attivate a sostegno dei territori e delle comunità di appartenenza, a partire dalle donazioni al sistema sanitario e le  innumerevoli azioni di solidarietà.

Significativa la disponibilità a sostenere attività del settore culturale, fortemente in crisi. Forte la volontà di guardare al futuro, con iniziative volte a favorire l’autoimprenditorialità cooperativa. In primis, la prima edizione del Bando Coopstartup Estense, che ha messo a disposizione oltre 50.000 euro per nuove startup cooperative: 17 i progetti selezionati per il percorso di affiancamento e tutoraggio, che porterà a premiare i 5 migliori progetti. Ma anche la sottoscrizione con i sindacati del Protocollo sui Workers Buyout, volto a sostenere i lavoratori di imprese in crisi o con problemi di ricambio generazionale, che vogliano costituirsi in cooperativa per salvaguardare la produzione e il proprio posto di lavoro.

Sul versante della cooperazione fra cooperative sono poi proseguite le operazioni di fusione e aggregazione volte a dare maggiore solidità e prospettive di sviluppo, sono stati attivati consorzi e reti fra imprese – come CON.UNO, il Consorzio di Goro e Comacchio per la gestione del novellame, e la rete per la produzione e commercializzazione di mascherine – e si sono valorizzate le filiere territoriali.

Prospettive

A fronte di un calo nella domanda di prodotti/servizi riscontrato nello scorso quadrimestre dal 46% delle cooperative, nei prossimi mesi il 68% si aspetta una domanda stazionaria. Anche rispetto all’occupazione le previsioni sono stazionarie: il 75% delle cooperative non interverrà sul personale. Il 36% indica però la necessità della cassa integrazione nei prossimi 4-6 mesi, soprattutto nei settori della cultura, dei servizi e del sociale. La maggior parte delle cooperative prevede una progressiva ripresa sul lungo termine, ma per il 9% i danni saranno permanenti.

Proposte

Più cooperazione come metodo di lavoro; sostenibilità economica, sociale e ambientale come visione di sviluppo; non fondi a pioggia, ma utilizzo strategico delle risorse del Next Generation UE per ammodernare il paese in una logica intergenerazionale. Questi i tre capisaldi che riassumono la visione strategica di Legacoop Estense per la ripresa”, ha affermato il presidente Benini.
Scendendo nel dettaglio dei nostri territori, la cooperazione avanza richieste e proposte, a partire dall’imprescindibile sostegno ai settori colpiti: oltre al supporto finanziario, servono investimenti per la messa in sicurezza delle aziende. Si richiede inoltre il superamento delle discriminazioni tra i negozi, la riapertura in sicurezza delle gallerie commerciali, e uniformità delle disposizioni in materia di aperture.

Una ripartenza sarà possibile solo ragionando su progettualità di ampio respiro, in un’ottica di area vasta e collegandosi alle direttrici dello sviluppo della via Emilia, della Cispadana/Brennero, del Porto di Ravenna” ha concluso Benini. “Importante costruire politiche territoriali di sviluppo delle filiere più competitive insieme alle grandi imprese del territorio, che hanno capacità di analisi e di investimento, coinvolgendo anche l’Università, e contemporaneamente ridurre le diseguaglianze di accesso ai servizi primari tra città e aree interne (appennino e basso ferrarese). Infine, ma non ultimo, occorre consolidare la collaborazione tra pubblico e privato per costruire insieme il welfare del futuro”.

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